Un’intera comunità sotto choc; un ragazzo morto ammazzato e un altro che si è macchiato le mani con il sangue di un coetaneo. Trent’anni appena in due, un rospo troppo amaro e indigesto da digerire.
E mentre la comunità si interroga i carabinieri del Comando provinciale e della Stazione di Mileto continuano a indagare allo scopo di chiarire i coni d’ombra che l’agghiacciante omicidio ancora presenterebbe.
Un quadro al momento molto complesso alla cui definizione potrebbe aver fornito elementi utili l’autopsia eseguita ieri pomeriggio sul corpo del ragazzo, all’obitorio dell’ospedale di Vibo, dal medico legale dottoressa Katiuscia Bisogni. Da quanto trapelato sono stati due i colpi di pistola di piccolo calibro (presumibilmente una 6,35, la classica “buca cappotti” a causa delle sue dimensioni) che hanno raggiunto mortalmente Francesco Prestia Lamberti. Uno alla nuca, l’altro al tronco. Entrambi non sparati da distanza ravvicinata, ma che invece potrebbero essere stati esplosi mentre lo studente, che avrebbe compiuto 16 anni a luglio, si trovava di spalle. Un particolare che renderebbe ancora più agghiacciante il delitto.
Intanto ieri perlustrazioni sarebbero state effettuate dai carabinieri in un’altra zona di Mileto. In largo Naccari (luogo parallelo alla statale 18) i militari avrebbero svolto ricerche finalizzate al rinvenimento di eventuali bossoli. Ciò perché alcune persone, la sera di lunedì, avrebbero udito alcuni spari.
Ricerche che rientrerebbero nell’alveo dell’attività investigativa finalizzata ad accertare se Francesco Prestia Lamberti, studente dell’Istituto professionale “De Filippis” di Vibo (sezione staccata di San Leoluca) sia stato ucciso in località “Vindicito” o se sia stato trasportato lì già cadavere. Ipotesi quest’ultima che qualora si rivelasse veritiera complicherebbe notevolmente il quadro investigativo nel senso che tirerebbe in ballo altre persone. Fatto sta comunque che la zona oggetto del sopralluogo di ieri è distante da quella (vicina all’ex stazione ferroviaria) in cui, sempre lunedì sera, Francesco e il quindicenne che poi l’ha ucciso avrebbero avuto una discussione prima del drammatico epilogo a “Vindicito”.
Ma sull’omicidio di Francesco rimarrebbero altri aspetti da chiarire. Infatti, sembrerebbe che – anche se al momento lo stretto riserbo imposto sulla vicenda impedisce di avere conferme – nel luogo in cui Francesco è stato ritrovato non sarebbero state repertate tracce di sangue. Il ragazzo, inoltre, riverso accanto al fusto di un albero avrebbe avuto le mani in tasca. Se ciò risultasse vero escluderebbe che tra i due quindicenni ci sia stata una colluttazione, prima degli spari. Anche potrebbe essere verosimile l’ipotesi che Francesco sia stato colpito mentre stava andando via.
I carabinieri, sin dall’immediatezza delle dichiarazioni rese dal quindicenne responsabile del delitto (che è difeso dall’avv. Gianfranco Giunta e dall’avv. Giuseppe Monteleone) – il quale si è costituito consentendo il ritrovamento del corpo del coetaneo e si trova ora in un centro di prima accoglienza con l’accusa di omicidio – avevano sospettato che qualcuno avesse potuto accompagnare i ragazzi o uno di loro a tarda sera in località “Vindicito”, zona di periferia del rione Calabrò di Mileto lungo la strada che collega il quartiere con Francica. Un aspetto questo che il diciannovenne di Paravati che martedì sera si è presentato spontaneamente in Caserma avrebbe chiarito. E nei confronti di D. E. nessun provvedimento è stato disposto. Da quanto emerso avrebbe accompagnato con la sua auto (una Fiat Punto) nelle campagne di Calabrò la vittima dove avrebbe avuto un incontro “chiarificatore” con il coetaneo. Il diciannovenne nell’udire gli spari si sarebbe però allontanato dal posto. Il giovane è stato sentito fino a notte dal magistrato della Procura di Vibo e dai carabinieri e, successivamente, è stato rilasciato.
Rimane ancora non molto chiaro il movente del delitto, che sarebbe legato a questioni sentimentali. Nello specifico a un messaggio che una ragazzina avrebbe mandato all’amico Francesco informandolo dell’intenzione di lasciare il quindicenne che si è costituito e facendogli capire di piacerle. Messaggio che la vittima avrebbe fatto vedere sal coetaneo per informarlo scatenando però una inaspettata reazione. Ed è probabile che la vittima avesse accennato al suo coetaneo la storia del messaggio. Si spiegherebbe perché dopo qualche ora trascorsa a giocare a carte tra i due si sarebbe poi verificata una discussione nei pressi dell’ex stazione ferroviaria di Mileto.
La commozione si toccava con mano, ieri mattina, nella seconda D della sede staccata dell’istituto “De Filippis” di Vibo. Sul banco di Francesco i compagni di scuola, visibilmente scossi per quanto accaduto, hanno deposto un mazzo di rose e una sua fotografia.
Nel pomeriggio, invece, un altro episodio ha reso ancora più pesante la situazione nell’ex capitale normanna. Gianluca, fratello del quindicenne omicida, infatti, si è improvvisamente allontanato da casa (dove si trovava ai domiciliari in quanto anch’egli coinvolto come il padre nell’operazione Stammer) con intenti suicidi. A dare l’allarme sono stati gli stessi familiari. Il giovane, che ha 22 anni, è stato poi ritrovato dai carabinieri (i quali avevano avvisato anche il 118) sul ciglio di una scarpata con una ferita alla mano. Gianluca è stato portato in caserma e poi riaccompagnato a casa.
Oggi (alle 16) nella Cattedrale di Mileto saranno officiati i funerali di Francesco e l’intera comunità di Mileto si stringerà attorno ai familiari (che sono rappresentati dall’avv.- Francesco Sabatino) in questo ore annientati dal dolore.
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