«Non possiamo stare a guardare mentre uccidono i nostri figli». Il grido di dolore della mamma del quindicenne ucciso da un coetaneo a Mileto ancora rimbomba nelle orecchie di tutti. Un grido di dolore che, alla luce dell’immane tragedia, diventa un vero e proprio atto di denuncia e mette in luce le tante falle di un sistema sociale che definire sfilacciato è poco.
E mentre a Mileto si cerca di non dimenticare, di fare i conti con l’agghiacciante realtà, i carabinieri portano avanti le indagini perché la confessione del quindicenne che ha detto di aver sparato a Francesco Prestia Lamberti e le dichiarazioni spontanee di D. E. diciannovenne di Paravati – che si è presentato in Caserma il giorno successivo all’omicidio – a quanto pare non sarebbero sufficienti a far ritenere completo il quadro. Tant’è che sopralluoghi sono stati effettuati dai militari nel centro abitato di Mileto – praticamente alle spalle della villetta comunale – alla ricerca di bossoli. Lunedì sera, infatti, alcune persone avrebbero udito spari nella zona, provenienti proprio da largo Naccari. E le perlustrazioni avrebbero dato esito positivo perché bossoli pare siano stati trovati. Rimangono, comunque, da accertare i tempi (ovvero l’arco di tempo di esposizione dei bossoli) e il tipo d’arma compatibile. Una prima comparazione riguarderà senz’altro una pistola calibro 6,35, ovvero lo stesso dell’arma utilizzata per uccidere Francesco che il coetaneo avrebbe sottratto a un familiare che la deteneva legalmente e che non è stata ritrovata. Al contempo è stata sequestrata l’auto del diciannovenne allo scopo di sottoporla a specifici rilievi ma anche al fine di riscontrare le dichiarazioni spontanee di D. E. che, secondo quanto emerso, lunedì sera avrebbe avuto contatti con i due adolescenti, anzi avrebbe accompagnato la vittima nelle campagne di località “Vindicito” per l’incontro con l’altro adolescente. A suo carico non è stato disposto alcun provvedimento.
E un altro cono d’ombra, dei tanti che la grave vicenda presenterebbe – o almeno che sembra presentare considerato il riserbo assoluto mantenuto dagli inquirenti – riguarderebbe proprio la località in cui è stato ritrovato il corpo senza vita di Francesco a seguito delle indicazioni del coetaneo che si sarebbe autoaccusato del delitto. Nella zona, infatti, nonostante le capillari ricerche – anche con l’ausilio delle unità cinofile – non è stato rinvenuto alcun bossolo, né tracce di sangue che, comunque, potrebbero essere presenti sui vestiti della giovane vittima che sono stati anch’essi sequestrati. Per farla breve il sospetto è che il quindicenne possa essere stato ucciso altrove e poi portato a “Vindicito”. Modalità d’azione che tirerebbe in ballo altre persone.