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Il mistero di Maria Chindamo, si scava nella zona del Mesima

Il mistero di Maria Chindamo, si scava nella zona del Mesima

Riprendono improvvisamente quota le ricerche del corpo di Maria Chindamo, l’imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello aggredita, sequestrata e fatta sparire la mattina del 6 maggio 2016 in contrada “Montalto”. Su disposizione della procura di Vibo Valentia guidata da Bruno Giordano, per l’intera giornata di ieri due mezzi movimento terra in dotazione al Comando provinciale dei vigili del fuoco di Vibo Valentia, hanno scavato in località “Mesima”, a ridosso, cioè, del corso d’acqua che segna il confine con la provincia di Reggio Calabria. Ma non solo. Le ruspe, infatti, si starebbero muovendo lungo più direttrici. Il tutto sotto l’occhio attento dei Carabinieri della Compagnia di Tropea, comandata dal capitano Dario Solito, e dei militari del Comando provinciale dell’Arma, guidato dal tenente colonnello Gianfilippo Magro, nonché del personale della Procura.

Le operazioni di scavo sono cominciate mercoledì e, poi, sotto un sole cocente, sono andate avanti ieri per tutta la giornata. Riprenderanno oggi. Sugli esiti, naturalmente, non è trapelato nulla, ma tutto lascia intuire che non ci siano novità. Nei piani del sostituto procuratore Concettina Iannazzo, titolare delle indagini, e del procuratore Giordano, gli scavi proseguiranno anche oggi. Ci si allontana, quindi, dal territorio di Laureana di Borrello dove, soprattutto in un’azienda appartenente a parenti della donna scomparsa, nei mesi scorsi erano state condotte, senza risultati, accurate ricerche. Ricerche ripartite, improvvisamente, una decina di giorni fa con l’impiego di un geomagnetometro e ora spostate negli agrumeti che accompagnano il corso del fiume Mesima sino alla foce.

A distanza, segue tutto con la massima attenzione Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, protagonista, assieme ai suoi familiari, di una battaglia senza soste per evitare che tutto cada nel dimenticatoio. La notizia della ripresa delle ricerche lo spinge a rinnovare la fiducia nella magistratura e nel suo operato, nonché ad alimentare la speranza che il momento della verità non sia lontano. Lapidario il suo commento: «Incrociamo le dita e speriamo che il percorso sia quello giusto».

Dall’area delle ricerche vengono, giustamente, tenuti lontani tutti i curiosi. Per certo, il nuovo impulso alle indagini viene salutato positivamente anche da amici, parenti e conoscenti di Maria che continuano a manifestare vicinanza e piena solidarietà a tutti i familiari travolti dal logorìo di un’attesa senza fine.

Maria Chindamo è scomparsa la mattina dello scorso 6 maggio in contrada “Montalto” di Limbadi. La 44enne imprenditrice di Laureana era partita presto da casa per incontrarsi con il custode della sua tenuta e con un operaio. Giunta davanti al cancello del suo podere, però, qualcuno l’ha aggredita cogliendola di sorpresa, l’ha tirata giù con violenza dalla sua Dacia Duster e l’ha portata via. L’operaio che ha dato l’allarme ha trovato l’auto di Maria ancora col motore acceso, con macchie di sangue sulla portiera, per terra e su un muretto di recinzione. Rinvenuti sui sedili la borsa ed il cellulare della donna. Nessuno ha visto o sentito nulla. 

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