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Nelle Preserre tornano
a tuonare le armi

Nelle Preserre tornano a tuonare le armi

Si torna a sparare nelle Preserre. A cadere sotto i colpi di fucile calibro 12 caricato a pallettoni, nella mattinata di ieri, è stato Salvatore Inzillo, 46 anni, sorianellese, disoccupato. L’uomo è stato colpito da quattro proiettili a pallettoni mentre percorreva a bordo del suo scooter via Vittorio Emanuele, in prossimità della chiesa di San Giovanni intorno alle 11.

Una vera e propria imboscata in stile mafioso per Inzillo. Da una prima ricostruzione, pare qualcuno attendesse il transito del motorino sulla cui sella c’era l’uomo che abitualmente attraversava quella strada dove abita, in una delle viuzze del centro storico. All’improvviso, il killer ha scaricato i quattro colpi che hanno raggiunto Inzillo: tre al torace e uno alla nuca.

I sanitari dell’ospedale di Soriano Calabro, dopo aver constatato le gravi condizioni di Inzillo, hanno allertato l’elisoccorso, ma l’uomo, trasportato dall’ambulanza sul posto dove sarebbe dovuto atterrare il mezzo aereo, precisamente in prossimità dell’entrata Serre dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, è deceduto a causa delle gravi ferite riportate.

Un agguato ben studiato da chi, molto probabilmente, conosceva le abitudini di Inzillo. A indagare sull’ennesimo omicidio sono gli agenti del commissariato di Serra San Bruno, diretti da Valerio La Pietra, e i Carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, che agiscono agli ordini del capitano Mattia Ivano Losciale. Gli inquirenti cercano, in particolare, di capire se e come l’agguato di ieri possa essere collegato alla faida delle Preserre tra le famiglie Emanuele-Loielo che da tempo insanguina il comprensorio mietendo, in alcuni casi, anche vittime innocenti.

Gli inquirenti stanno cercando di accertare un’eventuale coinvolgimento di Salvatore Inzillo nella faida di ‘ndrangheta che ormai da anni si è sviluppata nelle Preserre tra le famiglie Loielo ed Emanuele. Salvatore Inzillo era soggetto da tempo alla misura di prevenzione dell’avviso orale disposto dalla Prefettura di Vibo Valentia.

Tutto il territorio delle Serre e delle Preserre Vibonesi è controllato a tappeto per cercare di risalire agli autori dell’agguato. Gli agenti di Polizia e i Carabinieri stanno effettuando controlli stradali, interrogatori e perquisizioni domiciliari a persone attenzionate all’Autorità Giudiziaria.

Da rilevare che Inzillo nel 2009 era scampato a un altro agguato. Inoltre il nome di Inzillo era stato menzionato anche nel processo di mafia scaturito dall’operazione “Domino”, contro i clan di Fabrizia, celebrato nel 2010 a Vibo Valentia.

Sul luogo della sparatoria di ieri sono giunti il commissario La Pietra, il capitano Losciale, il comandante della stazione dei Carabinieri di Soriano Calabro, Barbaro Sciacca, il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, Gianfilippo Magro, e il vice capo della Squadra Mobile Cristian Maffongelli.

Gli inquirenti stanno indagando per scoprire il movente, il mandante e gli esecutori dell’omicidio.

L’asfalto dell’entroterra Vibonese si tinge spesso di sangue. Solo negli ultimi tempi, infatti, si possono ricordare l’omicidio, avvenuto lo scorso mese di marzo, di Domenico Stambè, ucciso mentre usciva dalla sua abitazione di Sant’Angelo di Gerocarne a colpi d’arma da fuoco, e l’agguato perpetrato ai danni di Giovanni Nesci, 27 anni, ferito sempre a Sorianello lo scorso due aprile mentre viaggiava a bordo della sua auto.

La paura di un ritorno nell’entroterra Vibonese della faida fa paura ai cittadini anche perché chi spara non ha timore di farlo anche nelle ore mattutine e in zone trafficate.

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