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Omicidio Cricrì, il Pm chiede 20 anni

Omicidio Cricrì, il Pm chiede 20 anni

La requisitoria del pubblico ministero è andata avanti per circa due ore. Una discussione finalizzata a mettere insieme tutti gli indizi di colpevolezza raccolti dagli inquirenti nella fase delle indagini preliminari allo scopo di dimostrare il coinvolgimento e la responsabilità di Alfonsino Ciancio, 28 anni di Gerocarne (difeso dagli avvocati Bruno Ganino e Rosario Lopreiato) attualmente agli arresti domiciliari. È imputato di omicidio e distruzione di cadavere in concorso con la mamma Liberata Gallace, 52 anni, di Gerocarne ma residente a Piani di Acquaro e Fiore D’Elia, 64 anni, anche lui di Gerocarne.

A conclusione della sua requisitoria il pubblico ministero Benedetta Callea, davanti al gup Lorenzo Barracco, nell’ambito del processo con rito abbreviato, ha chiesto una condanna a vent’anni di carcere, tenendo conto della riduzione di un terzo della pena per via della scelta del rito.

Al centro della vicenda l’omicidio di Giuseppe Damiano Cricrì, 48 anni, di Melicuccà di Dinami, messo in atto la sera del 21 ottobre 2013, tra le 21,30 e le 22,30. Un delitto che, secondo quanto ribadito dal pubblico ministero, sarebbe avvenuto esclusivamente per motivi passionali. Il corpo carbonizzato di Cricrì è stato rinvenuto all’interno della sua Fiat Panda anch’essa distrutta dalle fiamme in un posto isolato (località “Boschetto”, alla periferia di Limpidi di Acquaro). Dalla ricostruzione degli inquirenti, infatti, è emerso che Giuseppe Damiano Cricrì, dopo la separazione della moglie aveva stretto una relazione sentimentale con Liberata Gallace, a sua volta separata in casa dal marito. Un’attrazione piuttosto morbosa, secondo quanto emerso pure nella ricostruzione dei fatti da parte del pubblico ministero, che si sarebbe manifestata proprio nel momento in cui Cricrì aveva deciso di dare un taglio netto a quella storia. Pur di non perderlo, la donna, lo avrebbe tallonato e cercato ovunque, entrando in maniera quasi asfissiante nella vita privata dell’uomo. E per convincerlo a fargli cambiare idea gli avrebbe anche fatto credere di essere rimasta incinta. Ma nessun motivo, sulla base di quanto accertato, aveva fatto cambiare idea a Cricrì il quale era determinato a chiudere a ogni costo quel rapporto che andava avanti da circa otto mesi.

Quando la donna si sarebbe resa conto che tutto era finito allora avrebbe messo in atto (insieme ai suoi complici) il piano per eliminarlo dando appuntamento al 48enne di Dinami in località Bosco dove Cricrì quella sera sarebbe stato prima riempito di botte, ucciso, e poi dato alla fiamme all’interno della sua autovettura.

Un delitto orrendo di fronte al quale Liberata Gallace e Fiore D’Elia sono finiti sotto processo davanti ai giudici della Corte d’Assise di Catanzaro, mentre Alfonsino Ciancio, tramite i suoi legali, ha scelto di essere processato con il rito abbreviato davanti al gup. La prossima udienza è stata fissata per il 19 luglio quando la parola passerà agli avvocati della difesa per provare a smontare gli indizi della pubblica accusa.

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