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I funerali di Paolo Fiorello

I funerali di Paolo Fiorello

Si sono tenuti al duomo di San Giorgio i funerali, del comandante Paolo Fiorello. In chiesa allestita la camera ardente. Ad accogliere il feretro i colleghi in divisa.

Domani, alle 16, si terrà una funzione funebre anche a Calatafimi Segesta (in provincia di Trapani), suo paese d’origine, nel cui cimitero sarà tumulato.

La Procura della Repubblica ha stabilito che non era il caso di eseguire l’esame autoptico, anche perché non c’erano dubbi sulla modalità con la quale il maresciallo Fiorello aveva deciso di lasciare la vita terrena.

Sabato mattina, ad appena 36 anni, Fiorello ha infatti puntato il grilletto dell’arma in dotazione dritto al cuore, deciso a farla finita. In un biglietto ha chiesto scusa del gesto e provato a spiegare il perché di questa drammatica decisione. Temeva, dopo un incidente occorsogli lo scorso 19 marzo e la lunga convalescenza, di non poter riottenere l’idoneità necessaria al ritorno in servizio.

Dal giorno di quell’incidente (la caduta da una scala) non aveva rinunciato a offrire il suo contributo alle indagini e, prima dal letto e poi con le stampelle, continuava a essere operativo. Non ha mai smesso di lavorare, anche se di fatto il comando della stazione era in sede vacante. Dalla sua camera, dove aveva fatto collegare due computer, e poi, con l’ausilio delle stampelle, dal suo ufficio, aveva continuato a dare manforte ai suoi uomini.

Dopo una vita vissuta in prima linea, la posizione ai margini in cui lo aveva posto la convalescenza, l’aveva reso forse fragile. Tant’è che la possibilità di non superare l’idoneità al lavoro a causa della frattura scomposta al malleolo che tardava a saldarsi, ha finito con il logorarlo. Non accettava di essere relegato in un ufficio e, men che meno, la possibilità di essere congedato.

L’Arma dei Carabinieri non era un lavoro qualunque, era la sua missione di vita. Non smetteva mai di essere Carabiniere e all’Arma ha dato tutto.

Nel biglietto manoscritto che ha lasciato, ha chiesto scusa del dolore che il suo gesto avrebbe cagionato alla famiglia, ai colleghi e agli amici.

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