Tre ergastoli, una condanna a vent’anni di reclusione e due assoluzioni. Questo il verdetto del giudice delle udienze preliminari di Catanzaro Maria Rosaria Saccà, a carico di esponenti del clan Patania di Stefanaconi, ritenuti i mandanti del tentato e, successivamente, dell’omicidio di Giuseppe Matina (alias Gringia) di Stefanaconi.
Il delitto è stato messo in atto la sera del 20 febbraio 2012 davanti all’ingresso della sua abitazione, alla periferia del piccolo centro agricolo. Un omicidio maturato nell’ambito della faida che per circa due anni ha insanguinato il Vibonese e che ha visto contrapposti i Patania con i cosiddetti Piscopisani.
Il gup ha accolto parzialmente le richieste del pubblico ministero Camillo Falvo che aveva chiesto il carcere a vita per quattro dei cinque imputati. Pertanto sono stati condannati all’ergastolo i fratelli Giuseppe, Saverio e Salvatore Patania, rispettivamente di 37, 41 e 39 anni, tutti di Stefanaconi; mentre Nicola Figliuzzi, 27 anni, di Sant’Angelo di Gerocarne, è stato condannato a 20 anni di reclusione; per lui il pm aveva chiesto 30 anni. Quest’ultimo sulla base di quanto emerso nel corso delle indagini, avrebbe fatto da supporto ai killer entrati in azione. Assolti, invece, Giuseppina Iacopetta, 63 anni, moglie del boss Nato Patania e mamma degli imputati. Insieme a lei assolto pure il figlio Nazzareno Patania, 44 anni.
Gli esecutori del delitto Cristian Loielo ed Arben Ibrahim (attualmente collaboratore di giustizia) sono stati processati in precedenza nell’ambito del procedimento denominato “Gringia”. Il primo è stato condannato all’ergastolo da parte dei giudici della Corte di Assise di Catanzaro; mentre il pentito, arrivato dai paesi dell’Est per combattere la guerra di mafia al servizio dei Patania contro il gruppo degli emergenti, rappresentato dal gruppo dei Piscopisani, se l’è cavata con nove anni di carcere. Già processati e condannati pure gli autori del tentato omicidio dello stesso Matina (messo in atto sempre a Stefanaconi il 27 dicembre 2011). In questo caso, si tratta di Cosimo Caglioti di Sant’Angelo di Gerocarne e Francesco Lopreiato. Coinvolti pure Alex Loielo e Alessandro Bartolotta, anche loro esponenti di primo piano del clan Patania.
In precedenza, Giuseppina Iacopetta ed il figlio Nazzareno Patania erano stati assolti pure davanti ai giudici della Corte di Assise e anche allora venivano indicati come i mandanti di altri omicidi avvenuti nell’ambito della faida. Un verdetto avverso il quale il pm ha già ricorso in appello.
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