Sono 14 gli indagati a vario titolo dell’operazione denominata “Conquista” portata a termine dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dai Carabinieri di Vibo Valentia lo scorso 14 dicembre. Il procuratore Nicola Gratteri e il sostituto Annamaria Frustaci hanno depositato l’avviso di conclusione delle indagini, notificando ai 14 indagati l’iscrizione nell’apposito registro.
Gli indagati
Si tratta di Francesco Salvatore Fortuna, 37 anni, di Tropea, detenuto a Teramo; Andrea Mantella, 45, di Vibo Valentia, collaboratore di giustizia, attualmente ai domiciliari in una località protetta; Onofrio Barbieri, 37 anni, di Vibo Valentia, detenuto nel carcere di Vibo; Domenico Bonavota, 38 anni, di Vibo Valentia, detenuto a Parma; Pasquale Bonavota, 43 anni, di Vibo Valentia, detenuto a Tolmezzo; Nicola Bonavota, 41 anni, di Sant’Onofrio; Giuseppe Lopreiato, 23 anni, ai domiciliari nella sua abitazione di Sant’Onofrio; Domenico Febbraro, 24 anni, ai domiciliari nella sua abitazione di Sant’Onofrio; Francesco Michienzi, 37 anni, collaboratore di giustizia, detenuto ai domiciliari per un altro procedimento in una località protetta; Vincenzino Fruci, 31 anni, di Curinga; Giuseppe Di Renzo, avvocato, 45 anni, di Vibo Valentia; Francesco Lo Bianco, 47 anni, di Vibo Valentia; Antonio Falbo, 54 anni, di Lamezia; Santina La Grotteria, 45 anni di Vibo Valentia.
Le accuse
Sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, danneggiamento ed estorsione. Nell’inchiesta è rimasto coinvolto anche l’avvocato Giuseppe Di Renzo al quale viene contestato il favoreggiamento personale. Secondo quanto ricostruito nelle indagini, il penalista avrebbe agito da “postino“, portando fuori dal carcere di Palmi una missiva di Mantella contenente delle indicazioni per Francesco Lo Bianco. L’avvocato Di Renzo ha affidato la sua difesa al collega Armando Veneto del foro di Palmi.
Gli scenari
Nello specifico le indagini hanno consentito di individuare i presunti mandanti e gli esecutori di due delitti: l’omicidio del boss di Maierato Raffaele Cracolici (alias Lele Palermo), avvenuto il 4 aprile del 2004 a Pizzo e quello di Domenico Di Leo (noto come Micu ‘i Catalanu) assassinato il 12 luglio dello stesso anno a Sant’Onofrio. Entrambi gli agguati – secondo quanto emerso dalle indagini – sarebbero da ricondurre alle dinamiche espansionistiche dei Bonavota nella zona industriale di Maierato – negli anni compresi tra il 2002 e il 2004 – e anche ad attriti interni con Di Leo. Al tempo stesso l’inchiesta “Conquista” ha anche individuato i presunti mandanti e gli esecutori materiali (che sarebbero sempre riconducibili ai Bonavota), dei danneggiamenti ai danni di aziende del gruppo facente capo a Pippo Callipo. In particolare l’intimidazione a colpi d’arma da fuoco nel 2004 alla “Giacinto Callipo Conserve alimentari spa” e nell’aprile del 2016 al complesso residenziale “Popilia Country Resort”.
Caricamento commenti
Commenta la notizia