Un’autobomba, intimidazioni e sparatorie caratterizzano l’inizio d’autunno nel Vibonese dove i livelli di guardia si sono improvvisamente impennati. Una situazione a dir poco allarmante considerato che gli episodi legati alle dinamiche ’ndranghetiste e quelli di “espressione” della criminalità comune sembrano viaggiare senza freni.
Quando non si era ancora spenta l’eco d’allarme per la bomba piazzata sotto l’autovettura di un 28enne nelle Preserre, episodio preceduto dalle intimidazioni, a colpi d’arma da fuoco, contro due ditte nel Vibonese (Mileto e San Nicola da Crissa), è stato il capoluogo a entrare a gamba tesa sulla scena con le due sparatorie – a distanza di un giorno l’una dall’altra – nel popoloso quartiere Affaccio. Fatti che hanno generato una certa apprensione nella cittadinanza soprattutto per le modalità d’azione. Giovedì sera, infatti, quasi un intero caricatore di una pistola calibro 9 è stato sparato in via Giovanni XXIII, stra principale che praticamente attraversa l’Affaccio. Un’azione dimostrativa messa in atto contro il circolo “Libertas” – ex circolo “Il Gallo” – con spavalderia e arroganza considerato che chi ha premuto il grilletto l’ha fatto incurante del fatto che fossero soltanto le 19,30 e che in giro ci fossero numerose persone.
Nove e non sette, infatti, sarebbero stati i colpi di pistola calibro 9 sparati contro il circolo “Libertas” gestito da Carmelo Pugliese, zio di Nazzareno Pugliese il vigile del fuoco discontinuo ferito lievemente a un piede la sera precedente (mercoledì scorso) a distanza di qualche centinaio di metri. E anche in quell’occasione il volume di fuoco è stato considerevole visto che i proiettili esplosi sono stati oltre dieci. Sempre con una pistola calibro 9.
Coincidenza che ha indirizzato gli investigatori – Polizia e Carabinieri in queste ore stanno lavorando in stretta sinergia – su una pista precisa, ovvero quella delle rappresaglie contro la famiglia Pugliese. In pratica i due gravi episodi non sarebbero valutati distintamente anche perché non è da escludere che il raid di giovedì sera contro il circolo “Libertas” sia stato fatto per mandare qualche messaggio al 32enne ferito al piede la sera prima.
E sia per quanto accaduto mercoledì sera intorno alle 20,45 sia per gli spari della sera successiva un aiuto alle indagini potrebbero fornirlo le immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza che si trovano nella zona. Registrazioni che ora sono al vaglio degli degli investigatori i quali hanno dato un’accelerata alle indagini allo scopo di chiudere in tempi brevi una partita che ha generato allarme e preoccupazione tra le tantissime persone che risiedono nella zona.
Al tempo stesso nel quartiere sono scattati controlli e perquisizioni a raffica che, al momento, avrebbero dato esito negativo. Numerose anche le persone sentite da Polizia e Carabinieri nessuna delle quali sarebbe stata in grado di aiutare il lavoro delle forze dell’ordine. Perché al di là dell’identificazione del o dei responsabili resta da capire il movente. Un interrogativo non di poco conto in quanto c’è da chiarire se la nuova spirale di violenza sia stata innescata da futili motivi – nel Vibonese si incendiano auto e si spara anche per questo – oppure se sotto ci sia altro.
Da quanto emerso mercoledì sera il vigile del fuoco discontinuo, ferito praticamente alle spalle della chiesa Sacra Famiglia, avrebbe dichiarato di essere stato avvicinato da un uomo con il volto coperto da un casco che gli ha sparato contro. Una versione che presa così non coinciderebbe con gli oltre dieci proiettili esplosi la sera stessa poco distante. La sera successiva, invece, a sparare in via Giovanni XXIII contro il circolo, da quanto emerso, è stato un uomo (sempre con il volto coperto da un casco) in sella a uno scooter condotto da un’altra persona, anch’essa con casco. Sta di fatto che sia nell’uno, sia nell’altro caso è stata usata una pistola calibro 9. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito, nonostante alcuni proiettili si siano conficcati nelle pareti della struttura.
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