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Ecco la nuova “monnezzopoli”

Ecco la nuova “monnezzopoli”

La parola dell’anno in città è: imbarbarimento. Sempre più si vive dietro a una maschera di indifferenza che cela nel suo profondo rabbia e voglia di denuncia. Sentimenti che si manifestano, per esempio, quando si giunge in angoli periferici della città, ma anche in pieno centro, e ci si ritrova, come se fosse di quotidiana routine, davanti sacchi e piramidi di rifiuti.

Nulla di nuovo, una problematica presente da anni in città e che, ingenuamente, si pensava di risolvere con l’avvio della raccolta differenziata, avviata già in alcuni quartieri da circa cinque anni, che invece ha sortito l’effetto boomerang aggravando ancor di più la situazione. Social, siti, blog il cui #hashtag di ricerca è spazzatura, sono quotidianamente pieni di foto di rifiuti abbandonati in posizioni sempre più centrali. Lunghe lettere di reclamo e di sdegno sulla problematica divengono virali e in poche ore riescono a raggiungere visualizzazioni di lettura da record. «Io dieci giorni fa ho pubblicato un post sull’argomento perché è vergognosa una situazione del genere, tra meno di dieci anni saremo peggio di Napoli nei suoi periodi più neri. Persino i topi che passeggiano indisturbati troviamo. La colpa, però, questa volta è solo nostra, perché se non fossimo un popolo di barbari, l’emergenza rifiuti non esisterebbe» afferma Luca, giovane lametino di 40 anni. Lo spettacolo indegno appare dunque di responsabilità cittadina «se fossimo come in Lombardia, dove la raccolta differenziata non è un sacrificio ma un modo di vivere, la spazzatura non sarebbe un problema» dichiara Gianluigi, di 60 anni, che continua, «direi che la responsabilità in percentuale potrebbe essere ripartita in 70% e 30%. Il 70% della colpa è nostro perché dovremmo imparare a rispettare i luoghi in comune e non badare esclusivamente al nostro orticello e il 30% della Multiservizi, che almeno dovrebbe raccoglierli. Ma qui il problema è serio: siamo ignoranti».

Una «coscienza alla cura del bene privato» dunque alla base degli scorretti atteggiamenti diffusi in città. La zona centrale e il circondario lametino divengono sede di una «monnezzopoli» quotidiana. Non c’è zona indenne, i cumuli di rifiuti adagiati in terra sembra ormai abbiano preso il posto di monumenti, inamovibili, eterni. In una zona periferica, vicino alla stazione ferroviaria, tra i rifiuti sporge un passeggino malconcio, «non mi stupisco, io una volta ho trovato un frigorifero e anche un materasso. Oltre al brutto effetto estetico che possono dare questi rifiuti , c’è anche quello sanitario. Il gas contenuto all’interno non fa poi così bene», denuncia Mario, pensionato settantenne che ogni mattina passeggia nelle vicinanze di una delle illecite discariche con il proprio cane.

Quel passeggino posizionato lì, sta quasi ad indicare un’emergenza ambientale che un domani le generazioni future dovranno subire anche a livello sanitario. L’immondizia non smaltita, abbandonata, giacente da mesi nei luoghi «presi di mira» potrebbe causare epidemie e malattie, attraverso la diffusione di sostanze lesive e infezioni nelle aree circostanti. Correlata all’emergenza rifiuti, in città, sono famosi i roghi che, a cadenza periodica, vengono appiccati dagli abitanti del centro rom di Scordovillo.

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