Per una sola notte è riuscito a spendere 5mila euro in una suite a Milano. Al momento di pagare ha preso tempo: «Arrivo subito». Poi si sarebbe dileguato.
In altre occasioni, di fronte a conti di migliaia e migliaia di euro sempre in alberghi di lusso, avrebbe tirato fuori altre scuse: «Mi hanno rubato il portafogli» è una delle tante. Lui, capace persino di produrre false ricevute di bonifici, ama la bella vita. E spende tra Milano, Verbania, Aosta. Su Facebook pubblica foto da Dubai o a bordo di lussuosi yacht. Bell’aspetto, elegante, parlata impeccabile si presenta come un manager; ha costituito persino una società per aprire un centro radiologico a Milano. In passato è stato visto su un’Audi A4 con tanto di amico-autista.
Il problema è che qua e là il 21enne catanzarese Rosario Tavano ha lasciato qualche conto in sospeso. Ora la giustizia bussa alla sua porta, con tre Procure che hanno aperto altrettanti fascicoli.
Il più “scottante” è probabilmente a Milano, dove il pm ha recentemente emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Sotto i riflettori prima di tutto le spese al Mandarin, uno degli alberghi più quotati di tutta Milano, frequentato da manager e star più o meno luccicanti. «Ospitato in quattro prestigiosi edifici del XVIII secolo a pochi passi dal Teatro alla Scala, l’hotel offre la combinazione perfetta di comfort, stile ed eleganza» si legge sul sito Internet: una premier suite prenotata online con prima colazione costa oggi 5.037 euro. E tanto, più o meno, l’ha pagata Tavano lasciando un conto scoperto di oltre 6mila euro. All’hotel Cavalieri, in piazza Missori, altra notte di lusso mai saldata. Ma il 21enne si è certamente goduto la vacanza tra... centro benessere, massaggi, pranzi, cene e servizio in camera.
Più o meno stesso copione a Cogne, paese del Valle d’Aosta incastonato ai piedi del massiccio del Gran Paradiso. Per quest’altra truffa presunta il ragazzo catanzarese è già sotto processo, citato direttamente a giudizio dalla Procura di Aosta. Poco prima di Natale del 2016, hotel Sant’Orso: il titolare Filippo Gérard, fra l’altro presidente degli albergatori dell’Adava, ha raccontato in aula di un conto di 1.728,55 euro per quattro notti. Che, sommato agli extra, lievita fino ad oltre 3mila euro. «Il cliente è andato via, scappando dal garage senza passare al pagamento», ha detto la parte offesa sentita come testimone. Dei bagagli suoi e della compagna, in camera, non c’era più traccia. Nessuna risposta al cellulare. La carta di credito risultava bloccata. Qualche giorno dopo sarebbe arrivata a Cogne un’email da una persona qualificatasi come segretaria di Tavano: informava che il conto era stato pagato. «Ma il bonifico – ha ricostruito ancora Gérard in aula – non è mai pervenuto. Abbiamo ricominciato a chiedere i soldi via email, in estate il cliente ci ha contattato promettendo il pagamento prima dell’udienza». Un’altra promessa, però, non mantenuta. Il processo continuerà il 15 giugno.
Terza avventura a Verbania. Anche qui quasi tremila euro per un albergo ed escamotage vari per andare via senza pagare. Ma Tavano con la giustizia non ha a che fare solo nelle vesti di imputato. A Catanzaro risulta parte offesa in un processo per lesioni: secondo l’accusa è stato aggredito nel suo paese di origine, Cropani, mentre giocava a carte. Lo assiste l’avvocato Pietro Funaro del Foro di Catanzaro, lo stesso legale che ha seguito la famiglia di Rosario quando nella tragedia dell’alluvione di Crotone, il 14 ottobre 1996. scomparve il padre Luca.(g.l.r.)
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