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Revolver, fucile e munizioni, arrestata la sorella dei boss

Revolver, fucile e munizioni, arrestata la sorella dei boss

Riesame per il marito, udienza di convalida per la moglie. Il primo ai domiciliari, la seconda nel carcere di Reggio Calabria da martedì mattina. L’uno – Domenico Di Grillo, di 71 anni –_ e l’altra – Rosaria Mancuso, di 63 – finiti agli arresti per armi, rinvenute dai carabinieri a Limbadi.

Vicende sul cui sfondo continua ad aleggiare lo spettro dell’autobomba che il 9 aprile scorso ha dilaniato, in località “Cervulara”, il corpo di Matteo Vinci, 44 anni, biologo del luogo, perché i controlli nella zona si sono fatti più pressanti proprio a seguito del gravissimo attentato.

Nell’immediatezza della deflagrazione, infatti, a causa di un fucile illegalmente detenuto e di alcune munizioni era stato arrestato Di Grillo al quale poi il giudice, nel convalidare il provvedimento, ha concesso i domiciliari. Perquisizioni scattate all’alba del Primo Maggio in località “Macrea” di Limbadi, hanno invece portato al sequestro di un revolver, di un fucile a pompa (con matricola punzonata) e di oltre duecento munizioni di vario calibro. Malloppo che è stato rinvenuto dai carabinieri della Stazione di Limbadi in un terreno di proprietà di Rosaria Mancuso – sorella dei boss Peppe, Diego e Pantaleone (detto l’Ingegnere) – privo di cancello e di recinzione, che è stata arrestata per detenzione illegale di armi e munizioni e per ricettazione. La donna – che così come il marito è difesa dall’avvocato Giuseppe Di Renzo – comparirà questa mattina davanti al gip del Tribunale di Vibo per la convalida.

In particolare il revolver calibro 38 special e alcune munizioni sono stati rinvenuti all’interno di un cassetto per attrezzi di una imballatrice, mentre il fucile calibro 12 con caricatore contenente 5 pallettoni e altre cartucce, nonché un kit per la pulizia dell’arma, sono stati trovati all’interno di un sacco occultato in un cespuglio.

Inoltre nell’ambito dei controlli nella zona di Limbadi è stato deferito a piede libero il genero dei Di Grillo-Mancuso per detenzione di arma bianca e nello specifico di una katana, spada a lama ricurva usata dai samurai.

E proprio Rosaria Mancuso, il marito e il genero sono indagati per l’aggressione dello scorso ottobre a Francesco Vinci, padre di Matteo, che nella deflagrazione dello scorso aprile ha riportato gravi ustioni. Un attentato per il quale Rosaria Scarpulla, madre della vittima, non ha esitato a puntare l’indice contro i vicini-confinanti, ovvero i Di Grillo-Mancuso con i quali vi erano da anni scontri e tensioni per una proprietà, anche se spetta alle indagini a fare chiarezza su movente e responsabili.

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