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Accecato dall’odio
semina morti e feriti

Accecato dall’odio semina morti e feriti

Un pomeriggio di straordinaria follia. Un tiro al bersaglio durato per oltre un’ora. Spaventoso l’esito finale: due morti e tre feriti. A perdere la vita sono stati Michele Valerioti, 68 anni, muratore in pensione, e Giuseppina Mollese, 80 anni, ex commerciante. E poteva andare anche peggio. Protagonista del gesto carico di violenza e forse rancore Francesco Giuseppe Olivieri, 32 anni, disoccupato, residente in contrada Madonna della Scala. Nel mirino del suo fucile da caccia sono finite persone indifese e ignare del pericolo. Sulle modalità della sparatoria c’è ancora molta confusione. Difficile capire da dove sia partito il raid omicida. Chi dice Limbadi, chi Nicotera. Ancora più difficile capire il movente che ha armato la mano del trentaduenne spingendolo a seminare morte e terrore nell’intero comprensorio. Nessuna pista appare chiara. Di certo, le due comunità interessate hanno vissuto ore di grande paura.

La gente s’è trova improvvisamente accerchiata da forze dell’ordine e mezzi di soccorso. Ogni attività s’è bloccata. Stando alle testimonianze raccolte nelle zone teatro del gesto inconsulto, tutto sarebbe cominciato intorno alle 15,30 prima in via Castello e, poi, in via San Francesco, periferia Sud-Ovest della città. Qui Francesco Giuseppe Olivieri arriva attorno alle 15,45 a bordo di una Fiat Panda bianca. Con fare deciso impugna l’arma in suo possesso, sale la prima rampa di scale di un palazzo e bussa alla porta della famiglia Valerioti. La padrona di casa, nulla sospettando, apre la porta. L’aggressore, dopo aver esploso un primo colpo a vuoto, la spinge di lato e si dirige verso la cucina. Sul divano c’è seduto Michele Valerioti. Senza pensarci, Olivieri gli esplode contro un primo colpo. L’uomo ferito, si alza dirigendosi verso il balcone. Dal fucile parte un altro colpo che lo centra in pieno facendolo stramazzare sul balcone stesso. Con movimenti sicuri, il 32enne disoccupato riguadagna la strada, sale in macchina e riparte imboccando via Nuovo Liceo. Percorre circa duecento metri e si ferma davanti ad un altro palazzo. Anche qui sale la prima rampe di scale, bussa alla porta di un appartamento sito al primo piano. Ad aprirgli è la signora Giuseppina Mollese. Dal fucile da caccia partono due colpi che centrano la malcapitata al torace perforandole un polmone. Olivieri, però, non ha ancora completato il suo piano.

Sempre a bordo della sua Panda raggiunge la frazione di Caroni di Limbadi. Qui pare abbia esploso un colpo contro un’autovettura in sosta per poi dirigersi verso il centro di Limbadi. Giunto di fronte alla villetta comunale chiede informazioni su un bar. Qualcuno, nulla presagendo, gliele dà. Il giovane disoccupato, evidentemente ormai fuori di sè, raggiunge la centrale piazza Marconi, scende dall’auto e spara una prima fucilata contro l’ingresso dell’unico bar attivo nella stessa. Un secondo colpo lo esplode all’interno in direzione di un tavolo attorno al quale ci sono seduti degli avventori intenti a giocare a carta. Tre di loro vengono raggiunti al corpo per fortuna senza gravissime conseguenze. Pantaleone Timpano, 61 anni, riporta ferite ad un polso e all’addome, mentre Francesco Di Mundo, 59 anni, viene attinto alle gambe. Solo qualche graffio per Pantaleone D’Agostino, 73 anni, ex titolare del bar in cui si verifica la sparatoria. Portato a termine quest’ultima aggressione Francesco Giuseppe Olivieri prova a darsi alla fuga. Nel frattempo, però, è già scattata un’imponente caccia all’uomo. Per le strade di Nicotera si sente solo un andirivieni di sirene dei carabinieri. A sirene spiegate si muovono anche le ambulanze del 118. Il responsabile del Suem, Antonio Talesa, sommerso dalle chiamate, ne indirizza una su Nicotera e due su Limbadi. Intanto in cielo volteggiano, oltre all’elicottero dell’Arma, anche due velivoli dell’elisoccorso che si dirigono uno si Limbadi e l’altro su Nicotera. Ma mentre i feriti limbadesi vengono soccorsi e curati sul campo, per la signora Giuseppina Mollese si rende necessario il ricovero all’ospedale di Catanzaro. Le sue condizioni, inizialmente valutate come non molto gravi, peggiorano rapidamente. La sfortunata ottantenne si spegne nonostante le premure dei medici. Intanto, il comprensorio nicoterese viene chiuso in una morsa.

I posti di blocco, attivati nel raggio di qualche chilometro, impediscono ogni via di fuga per l’omicida. Mentre Giuseppina Mollese muore in ospedale si stringe il cerchio intorno a Francesco Giuseppe Olivieri. Sul posto dell’omicidio sono intervenuti il pm Concettina Iannazzo ed il medico legale Katiuscia Bisogni.

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