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Il lucido piano di Ciko per placare la sua sete di vendetta

Caccia all’omicida armato e pericoloso

Il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, convalida il fermo del 32enne Francesco Giuseppe Olivieri e ordina per lui la custodia cautelare in carcere per «pressanti esigenze di cautela sociale» e «pericolo di fuga». A suo carico pendono le accuse per omicidio, tentato omicidio, detenzione illegale di armi e danneggiamenti.

Francesco Giuseppe Olivieri (noto come Ciko), difeso dall’avv. Francesco Capria del foro di Palmi, davanti al Gip ha confessato tutto il rancore e la voglia di vendetta che, a suo dire, covava da anni. Ha ammesso, poi, tutti gli addebiti mossigli raccontando le varie fasi della sua escalation violenta con la stessa freddezza e lucidità che già aveva manifestato nel portare avanti il suo disegno criminale. «È una vita che li controllo – racconta al Gip – li seguo, vedo dove abitano...».

Alla base di tutto l’uccisione di suo fratello Mario avvenuta nel 1997 lungo la provinciale Nicotera Marina-bivio Statale 18. A suo avviso, a pianificare quell’omicidio sarebbero stati Michele Valerioti e Giuseppina Mollese la quale si era, a sua volta, convinta che ad uccidere suo figlio, Ignazio Gaglianò, nel dicembre del 1996, fosse stato proprio Mario Olivieri. Episodi che segnano l’animo del giovane, all’epoca della morte del fratello di appena 10 anni, ma già in grado di portarsi dentro un dolore col tempo trasformatosi in odio e desiderio di vendetta. Sentimenti di cui, probabilmente, nessuno s’è mai accorto. L’elenco delle persone da colpire, comunque, era davvero lungo.

L’omicida, subito identificato grazie alle immagini fornite dai circuiti della videosorveglianza ubicati in Limbadi e davanti alle scuole di Nicotera requisiti dai carabinieri, non ha nascosto al Gip la sua intenzione di uccidere anche un medico, un soggetto che aveva preso parte all’agguato teso al fratello Mario, nonchè una persona «di spessore» di cui non ha fatto il nome e che ha lasciato perdere perché sapeva fosse gravemente ammalato ed un altro soggetto pure «di spessore» che in passato lo aveva malmenato. Si dimostra rammaricato per aver dovuto usare come arma una doppietta. Avesse avuto la giusta disponibilità economica avrebbe comprato un’arma automatica che l’avrebbe decisamente agevolato nel mietere le sue vittime. Il giovane killer, che per muoversi nel suo raid omicida aveva noleggiato una Fiat Panda bianca, puntava ad eliminare in primis Francesco Timpano, responsabile di essere in confidenza con esponenti di altri contesti criminali, e, a tal fine, si portava a Limbadi senza riuscire però a trovarlo. Si dirigeva allora verso Caroni e, non trovandolo in casa, cominciava a usare le trenta cartucce a disposizione sparando contro i muri dell’abitazione e crivellando di colpi l’auto del Timpano. Con calma si allontanava puntando verso Limbadi. Davanti alla villetta comunale si fermava e chiedeva del bar “Nino’s”. Ignaro di ogni cosa, Rocco Calogero saliva in macchina e lo accompagnava in piazza Marconi. Qui Ciko invitava la sua “guida” ad entrare nel bar e far uscire fuori Vincenzo Timpano, fratello di Francesco, che, trovandosi a pochi passi e avendo ascoltato la richiesta, insospettito dal fucile tenuto in mano da chi lo stava cercando, si rifugiava velocemente all’interno del bar e si metteva in salvo mentre le fucilate esplose dal 32enne colpivano di rimbalzo Pantaleone Timpano, altro fratello di Francesco, nonché Pantaleone D’Agostino e Francesco Di Mundo. L’Olivieri afferma di non aver ammazzato Pantaleone Timpano perché non era sicuro che lo stesso appartenesse ai Timpano.

La “mission” continuava a Nicotera dove, in via San Francesco, con un pretesto, entrava in casa di Michele Valerioti e lo centrava con quattro colpi. Un paio di minuti l’omicida localizzava l’abitazione di Giuseppina Mollese. Altri due colpi e via verso viale Castello dove metteva nel mirino l’insegna di un ristorante inattivo ed i cui locali erano di proprietà della stessa Mollese. Il raid faceva tappa anche in piazza Cavour dove venivano indirizzati due colpi contro un negozio di abbigliamento perché il proprietario era «antipatico».

La parola ora passa alle aule giudiziarie dove toccherà all’avv. Francesco Capria tracciare la linea difensiva.

Ieri, intanto, è stato fatto il punto della situazione nella sede del Comando provinciale dell’Arma. Presenti il maggiore Valerio Palmieri, nonché il procuratore facente funzioni Filomena Aliberti ed il sostituto procuratore Concettina Iannazzo, titolare del caso. Da quanto emerso le indagini vanno avanti perché la grave vicenda presenta ancora molti punti da chiarire. In particolare si cercano ora eventuali fiancheggiatori. Intanto nella mattinata di ieri, il medico legale Katiuscia Bisogni ha effettuato gli esami necroscopici sui corpi di Michele Valerioti e Giuseppina Mollese. Oggi pomeriggio i funerali.

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