Era lui, il rampollo dei Mancuso, a gestire il business della marijuana. Un esperto in tutto e per tutto, in grado di raccontare le fasi della fiorente attività ed i metodi di coltivazione che venivano applicati nelle terre calde dell’entroterra e sui pendii della costa del Vibonese dove le piantine della cannabis si alimentavano e crescevano rigogliose non solo con il concime ma con acqua in abbondanza e grazie al clima dolce delle brezze marine. Una vera e propria filiera quella della marijuana, gestita da un fitta rete di sodali e braccianti, alcuni extracomunitari, tutti agli ordini di Emanuele Mancuso, 30 anni, figlio di Pantaleone, soprannominato l’Ingegnere, esponente apicale dell’omonima cosca della ‘ndrangheta di Limbadi.
L’inchiesta, andata avanti per circa tre anni, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Anna Maria Frustaci e condotta dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia, ha trovato quei riscontri che gli inquirenti cercavano da tempo, per poter chiudere il cerchio sul grande traffico degli stupefacenti, nelle rivelazioni dello stesso Emanuele Mancuso. Il procuratore distrettuale Nicola Gratteri ha indicato il giovane come uno dei collaboratori di giustizia «più affidabili».
Un segnale forte destinato a cominciare a far tremare le organizzazioni criminali e non solo. Perché se da una parte arriva l’ennesima conferma che Emanuele Mancuso ha già cominciato a raccontare agli inquirenti gli “affari di famiglia” e più in generale della ’ndrangheta, dall’altra si comincia ad ipotizzare che presto la Dda, sotto la gestione di Nicola Gratteri, potrebbe essere nelle condizioni di assestare il colpo di grazia alle organizzazioni criminali che da decenni soffocano e violentano l’intero territorio.
Il giovane emergente cresciuto a Nicotera a pane e ’ndrangheta che fino a qualche mese fa terrorizzava l’intera cittadina, davanti ai magistrati s’è dichiarato un esperto nella coltivazione della marijuana svelando tutte le tecniche adoperate per fare fruttare al massimo le piante. Un business da venti milioni all’anno che ha fatto sbigottire persino gli inquirenti della Distrettuale. «Un vero e proprio agronomo», ha detto il procuratore Gratteri, capace di mettere in piedi una fitta rete di collegamenti e divenendo non solo il primo produttore di marijuana ma, nello stesso tempo, il rivenditore esclusivo dei semi di cannabis.
Emanuele Mancuso comprava i semi online dalla società “Giardini segreti”, che vendeva i suoi prodotti tramite il sito www.hempatia.it; nel giungla del web era capace di viaggiare tranquillamente nascondendosi dietro false generalità. Acquistava semi, concime, impianti e tutte le attrezzature necessarie per fare crescere la marijuana in qualsiasi zona. Metteva in moto tutta la sua organizzazione che provvedeva non solo alla coltivazione ma pure all’essiccazione e allo smercio. Così la marijuana con il marchio dei Mancuso di Limbadi inondava i mercati non solo calabresi ma pure quelli del Lazio e della Puglia.
Un giro colossale stroncato dalla Polizia che all’alba di ieri mattina ha messo in atto un’operazione denominata “Giardini segreti” che ha portato all’arresto di diciassette persone persone di cui otto in carcere e nove ai domiciliari, mentre nei confronti di una terza persona è scattato l’obbligo di dimora. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip Paola Ciriaco che ha accolto le richieste della Dda.
Ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata ad Emanuele Mancuso, nonché ad altri suoi sodali: Giovanni Battaglia, 32 anni di Nicotera; Francesco Costa, 33 anni; di Nicotera; Giuseppe De Certo, 25 anni, anche lui di Nicotera; Giuseppe Franzè, 30 anni, di Stefanaconi; Giuseppe Navarra, 26 anni, di Rombiolo; Francesco Giuseppe Olivieri, 31 anni di Nicotera e Valentin Ciprian Stratulat, 20 anni, originaria della Romania ma residente a Nicotera.
Arresti domiciliari, per quanto concerne Riccardo Papalia, 33 anni di Nicotera; William Gregorio, 22 anni, di San Ferdinando (Rc); Bruno Russo, 27 anni, di Joppolo; Nicola Lorusso, 38 anni, di Altamura; Mirko Furchì 24 anni, di Limbadi e Giacomo Antonio Giuseppe Chirico 21 anni di Maierato. Obbligo di dimora, invece, nei confronti di Antonio Curello, 21 anni di Vibo Valentia.
Tra gli indagati pure i soci della società Giardini segreti di Genova che gestisce negozi sparsi in diverse città d'Italia.
Nei loro confronti l’accusa di istigazione alla coltivazione di sostanze stupefacenti. Secondo quanto emerso dalle indagini, la società genovese avrebbe venduto online migliaia di semi ad Emanuele Mancuso. I negozi di Genova e delle altre città facenti capo alla Giardini segreti sono stati tutti perquisiti e posti sotto sequestro preventivo, provvedimento che ha riguardato pure la sede legale della società.
Le indagini sono iniziate tre anni fa; gli agenti della squadra Mobile di Vibo Valentia, che hanno agito sotto le direttive del dirigente Giorgio Grasso, hanno lavorato sodo seguendo giorno dopo giorno tutti gli indizi a loro disposizione riuscendo ad effettuare il sequestro di tre piantagioni per un totale di 26mila piante, nei territori di Nicotera, Joppolo e Capistrano. L’operazione, culminata ieri mattina, ha permesso di smantellare un’organizzazione dedita alla produzione e allo spaccio di marijuana. A rafforzare tutta l’attività di indagine sono arrivate le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso che in un verbale del 4 luglio scorso conferma in toto tutte gli elementi raccolti dalla Polizia. Da qui l’arresto di 17 persone molte delle quali del Vibonese.
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