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Il delitto Piperno svelato dalle intercettazioni

Cadavere carbonizzato, si segue pista ben precisa

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Francesco ed Ezio Perfidio, padre e figlio accusati di aver ucciso e bruciato per un debito di droga Stefano Piperno, 34 anni di Nicotera, il cui corpo è stato trovato carbonizzato all’interno della sua auto lo scorso 20 giugno. Assistiti dall’avvocato Francesco Sabatino sono comparsi dinnanzi al gip del Tribunale di Vibo Graziamaria Monaco per un interrogatorio di garanzia avvenuto all’interno del carcere di Vibo e durato pochissimo visto che i Perfidio hanno scelto la strada del silenzio.

Il quadro indiziario costruito dagli inquirenti è piuttosto solido e si basa anche su una serie di intercettazioni ambientali che rendono particolarmente pesanti le posizioni di padre e figlio, i quali devono rispondere in concorso dei reati di omicidio, occultamento e soppressione di cadavere. I carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo guidati dal maggiore Valerio Palmieri e quelli della Compagnia di Tropea diretti dal maggiore Dario Solito, con l’ausilio degli uomini del Ros, sono riusciti a captare una serie di dialoghi tra i due arrestati e tra i vari componenti della famiglia intercettati nei giorni successivi al delitto. In particolare i due in dagati conversando in auto, dopo essere stati convocati in caserma dai carabinieri ed aver incontrato il loro avvocato, si lasciano andare ad alcuni commenti riferendosi alla strategia difensiva da adottare: “Va studiata bene … non come dice lui…” o ancora “In questo modo ci rimetti le penne pure tu”. Su questo aspetto l’avvocato Francesco Sabatino ha voluto precisare che l’incontro con i suoi assistiti è avvenuto a Nicotera non all’interno di un bar «luogo sicuramente inopportuno per discutere di una vicenda così delicata», ma nei suoi pressi così come si evince dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip. «La mia presenza in loco – specifica – era dovuta alla convocazione in caserma dei miei assistiti che avevano richiesto la mia presenza». Nella stessa intercettazione ambientale c’è un altro passaggio che gli inquirenti sottolineano. Riguarda la frase con la quale Francesco Perfidio chiede al figlio: “Ma chi ti ha comandato?” ed Ezio risponde: “Lo so… lo so…”. Quasi un’ammissione di responsabilità per i carabinieri che ascoltano, memorizzano e annotano. Dalle carte dell’inchiesta emerge infatti che a sparare e ad uccidere con una fucilata Stefano Piperno pare sia stato proprio Ezio Perfidio. A suffragare quest’ipotesi un’altra serie di intercettazioni che chiamano in causa i familiari alcuni dei quali accusano esplicitamente il 34enne con parole del tipo “u mazzau” oppure “u cuppau” (lo ha ucciso). Tra i vari passaggi un altro particolare: l’abuso di alcol del presunto autore dell’omicidio. “Beve dalla mattina alla sera” commentano alcuni componenti della famiglia Perfidio riferendosi ad Ezio che avrebbe picchiato, ucciso e bruciato Stefano Piperno “perché era ubriaco marcio”.

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