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Lamezia, Vincenzino Iannazzo: il boss che gestiva gli affari anche dall'Irlanda

Descritti gli interessi nel settore edilizio e degli appalti pubblici dalla zona dell’aeroporto lametino fino ai cantieri dell’autostrada

Come emerso anche con con gli ultimi sequestri scattati a marzo 2021, il clan Iannazzo rappresenta per gli inquirenti un esempio tipico di «mafia imprenditoriale» capace di avvalersi di «un fittissimo reticolo di imprese». Tornata d’attualità con l’operazione “Alibante”, che ha svelato gli interessi economici e politici del presunto boss Carmelo Bagalà, ritenuto il loro referente su Falerna e Nocera Terinese, la vocazione affaristica della cosca federata Iannazzo-Cannizzaro-Daponte è descritta anche nelle motivazioni con cui la Cassazione all’esito del processo “Andromeda” in abbreviato ha confermato 26 condanne a carico di capi e gregari del clan che ha il suo feudo a Sambiase ed estende i suoi interessi dall’area ex Sir fino al Tirreno cosentino.

Il capo storico è Vincenzino Iannazzo, il “moretto”, che pur essendosi trasferito in Irlanda tra il 2008 e il 2010, «al fine di eludere» una misura di prevenzione a suo carico, ha continuato a seguire «assiduamente – scrivono i giudici – gli affari personali e della cosca». D’altra parte, non risulta sia stato acquisito «alcun dato dimostrativo del fatto che l'allontanamento dall'area di origine abbia comportato la rescissione del vincolo associativo, avendo il sodalizio continuato ad operare anche a suo nome e non risultando incompatibile la lontananza fisica con la gestione degli affari illeciti sul territorio mediante i suoi luogotenenti e fiduciari».

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