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Catanzaro, la lezione di Ascoli servirà ma i giallorossi non è cambiato nulla

Battuta d’arresto indolore per la classifica e di cui far tesoro in termini di atteggiamento da tenere in campo. Aggressività e pressing sono “armi” che gli uomini di Vivarini devono saper neutralizzare

Vincenzo Vivarini ha condotto una squadra fantastica in B

È come se non fosse successo niente, quindi sarà un po’ più facile provare a ripartire: non perché il Brescia sia docile (tutt’altro), ma perché scorie e paure abitano da altre parti, non al “Ceravolo”. La battuta d’arresto di Ascoli ha lasciato il Catanzaro esattamente dov’era, al quarto posto in classifica con ben otto punti di vantaggio sulla prima delle escluse dai playoff e, soprattutto, con una distanza chilometrica dalla zona calda della classifica.
Perdere ci poteva stare e, considerando i risultati delle altre ai piani alti, cadere in casa dell’Ascoli – esperto, scorbutico, cinico e con tanto mestiere – non è un dramma. Forse per tatticismi è stata una gara di Serie B, per agonismo è invece sembrata più simile a una sfida in trasferta di Serie C: bisogna abituarsi anche a questo, in particolare contro chi ha bisogno assoluto di punti, come i marchigiani.
Insomma, anche l’1-0 del “Del Duca” può rivelarsi una lezione, sotto alcuni aspetti magari è già stata assimilata. Quali nello specifico? Magari quello legato all’atteggiamento: i giocatori dell’Ascoli sono stati fallosi e cattivi dall’inizio, le prime tre ammonizioni della gara sono state tutte loro (ed erano già in vantaggio), poi hanno continuato a menare come fabbri e non si sono fatti pregare quando potevano perdere tempo. Niente di cui andare fieri, ma questo genere di malizia i giallorossi l’hanno avuta raramente, forse mai, mentre in certe circostanze sarebbe importante.
È in questo modo che i bianconeri hanno innervosito i calciatori del Catanzaro, che hanno chiuso con cinque ammonizioni sulla schiena e sedici falli commessi, meno degli avversari ma mai così tanti se si esclude il derby (quando ne era stato ravvisato solo uno in più, però sempre meno del Cosenza): nel finale qualcosa è scattato e la reazione c’è stata, seppur tardiva e non tramutata in qualcosa di positivo.
Anche se non fa parte del Dna della squadra di Vivarini, forse la prossima volta i giallorossi non aspetteranno così tanto prima di “svegliarsi”.
Al di là del profilo temperamentale, le difficoltà principali, innegabili ed evidenti, si sono verificate nel gioco. Mai come sabato pomeriggio il Catanzaro aveva accusato così tanto la pressione e le aggressioni uomo su uomo. Per certi versi una cosa simile era successa a Como, ma lì dopo venti-venticinque minuti i lombardi avevano abbassato il proprio baricentro, l’Ascoli invece l’ha mantenuto uguale per tutto l’incontro, ha eliminato gli sbocchi alla manovra, che ha girato a vuoto con un possesso vicino al 70%, ha impedito la ricerca della profondità: il Catanzaro ha concluso sei volte di cui solo due nello specchio senza mai essere davvero pericoloso se si esclude l’episodico colpo di testa di Katseris a metà primo tempo.
Così pochi tiri erano stati registrati solo a Cremona e Venezia, ma nel primo caso Vandeputte e Iemmello avevano avuto due occasioni grossissime, nell’altro aveva segnato Ghion e alla fine, senza la deviazione provvidenziale di un difensore, Brignola rischiò di pareggiare. Ad Ascoli niente.
Di positivo, oltre alla classifica, c’è anche altro: dopo un passo falso il Catanzaro in genere si riscatta.

 

 

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