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Catanzaro, una lezione da ricordare in vista della gara di ritorno contro l'Ascoli LE PAROLE DI VIVARINI

Il gruppo di Vivarini dovrà far tesoro dell’andata e trovare le soluzioni adeguate

Ripensando alla gara d’andata è uno scontro fra mondi completamente differenti. Il Catanzaro e la sua vocazione al gioco, l’Ascoli con la tendenza opposta. Non c’è una prospettiva più giusta dell’altra, ma ventisei mesi di Vivarini al “Ceravolo” hanno educato i tifosi, non solo la squadra, a una certa espressione di gioco, più aperta, europea, votata all’attacco, mai speculativa. Tutto il contrario di quella che ha permesso ai marchigiani di vincere 1-0 (su una transizione nata da una palla persa a centrocampo) nemmeno due mesi fa. E di farlo con merito, perché quella al “Del Duca” è stata l’unica gara in cui le Aquile non sono riuscite a costruire un’azione da gol nitida.
Più del risultato e del modo in cui è arrivato, più della legittima aggressività dei marchigiani, erano stati il mestiere, la malizia, le rudezze anche gratuite degli avversari a mandare di traverso quella trasferta ai calciatori giallorossi. Una lezione che dovrebbe essere stata assimilata e superata nell’ottica di centrare l’obiettivo di sempre: cioè dimostrare sul campo qual è la vera pasta del Catanzaro.
Il fatto che non avesse suscitato troppa simpatia la dichiarazione post-partita del portiere Viviano («Oggi sono stato uno spettatore privilegiato, era da tanto che non facevo una partita così») può solo aggiungere sale, anche perché stuzzicare Iemmello e compagni, in questi due anni, non è quasi mai stata una buona idea. Proprio la presenza del capitano, assente all’andata per infortunio, è la prima differenza rispetto a quella sfida. È vero che fa da contraltare la rinuncia a Vandeputte per squalifica, però le motivazioni che può avere Stoppa, probabile sostituto, possono compensare almeno in parte il forfait obbligato al belga, uno degli uomini più decisivi del campionato con quattordici fra gol e assist.
Insomma, se non ci fosse Vandeputte, Stoppa avrebbe sicuramente più spazio, domani avrà l’occasione per dimostrarlo di nuovo. Se si parla di motivazioni e di gioco, però, l’uomo in più può essere un altro: Jacopo Petriccione. Mercoledì nella partitella al “Ceravolo” non ha sbagliato un lancio o un passaggio, e in questo modo ha ricordato ai tifosi presenti in tribuna chi era l’anno scorso, insieme a Ghion, il miglior regista di centrocampo del girone C di Serie C. Non che Vivarini avesse bisogno di valutare da più vicino le qualità del play acquistato a gennaio: l’avrebbe voluto quando allenava proprio l’Ascoli, quindi era già sicuro dei numeri del ventottenne. Serviva solo che si inserisse meglio negli schemi e nei meccanismi di squadra: l’ha fatto in queste due settimane, tanto che le sue quotazioni per un posto da titolare sono sembrate in crescita evidente. Dopo i 16 minuti con il Palermo e la mezz’ora abbondante con lo Spezia, sempre da subentrato, contro l’Ascoli potrebbe esordire dall’inizio. Nello scontro fra mondi opposti che ci si aspetta al “Ceravolo”, uno come Petriccione, con le sue doti in cabina di regia, il suo carisma e il suo temperamento, può essere l’argomento decisivo in favore del Catanzaro.

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