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Guerini esalta il Catanzaro: "Iemmello è il Palanca dei miei tempi"

Il tecnico è doppio ex della partita con il Brescia. «Rondinelle partite male, poi con Maran hanno trovato serenità»

È da inizio stagione che il Catanzaro di Vivarini viene accostato a quello di Guerini. Da un Vincenzo all’altro, sono gli ultimi due allenatori che hanno alimentato il sogno di una città intera. Indovinate chi era stato l’ultimo tecnico a portare le Aquile in cima alla B prima che ci riuscisse Vivarini alla quarta giornata? Guerini, naturalmente. «Se ripenso a quel torneo… con il Var saremmo tranquillamente saliti in A. E la storia di Bologna (con gli emiliani in rete mentre i giallorossi erano fermi e il massaggiatore in campo, ndr) andrebbe mostrata in Tv», ricorda Guerini dell’annata 1987-88, chiusa al quinto posto e a un solo punto da una promozione che sarebbe stata meritata.
È il doppio ex della sfida che si gioca dopodomani a Brescia: «Catanzaro mi è rimasta nel cuore e dico che lì sono stato un anno solo visto che l’altro (fra 2005 e 2006, ndr) è meglio dimenticarlo, essendoci tornato senza ragionare (con un club nel caos, ndr). Invece quella stagione fu quasi perfetta per la comunione d’intenti fra società, calciatori, pubblico, stampa: avevamo una città dietro di noi, fra le esperienze più belle della mia vita». Sicuramente migliore della delusione del campionato successivo, da bresciano, alla guida del Brescia: «Lì mi fecero debuttare da calciatore in B a 18 anni e poi mi vendettero alla Fiorentina, è la squadra della mia città, ma purtroppo nessuno è profeta in patria. Andai via da Catanzaro proprio per il Brescia, solo che vissi l’anno più brutto della mia carriera, disastroso sotto tutti i punti di vista e con retrocessione evitata vincendo lo spareggio con l’Empoli».
Da ieri a oggi, Guerini: «Il Brescia è partito malissimo, poi con Maran ha ritrovato serenità, si è creato un bel gruppo, è una squadra tosta, adatta alla B, che non fa grande calcio, ma è veramente difficile da affrontare. Come ha capito il Catanzaro all’andata, il Brescia non molla mai, ha tanto carattere», spiega richiamando il 2-3 (da 2-0) del 23 dicembre. «Il Catanzaro è più bello da guardare, si vede che gioca insieme da anni. Quello che è successo nell’ultimo turno con la Reggiana ha dell’incredibile, poteva fare un altro grosso passo avanti, ma è caduto in modo anche abbastanza sfortunato e banale. Penso comunque che due gare di fila non possa sbagliarle, magari sentirà la botta di sabato scorso, ma è un gruppo che si conosce perfettamente, solido, forte, che punta sempre a vincere».
Il duello a distanza fra tecnici («Vivarini non lo conosco personalmente come Maran, ma mi dà un senso di calma e fa un calcio che mi piace molto») verrà deciso anche da quelli sul campo: «Del Brescia non saprei fare il nome di un giocatore più degli altri, si somiglia molto con il Catanzaro per il collettivo che è la sua vera forza. I giallorossi hanno Iemmello, che è comunque il terminale di un gioco corale. Da catanzarese, lui ha gioie e responsabilità doppie, se riuscisse a portare le Aquile in A farebbe un altro miracolo. Ecco, Iemmello oggi è come Palanca ai miei tempi, uno spettacolo di persona, che nonostante fosse più vecchio di me di qualche mese faceva fatica a darmi del tu, e un vero e proprio trascinatore».

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