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Catanzaro, l’entusiasmo è la nota lieta

La sconfitta con il Como ha però evidenziato un approccio sbagliato nella ripresa

Cosa resta della sfida con il Como? Tante cose buone, al di là del risultato. I tifosi tornati in massa a riempire il “Ceravolo” come non era ancora successo nel girone di ritorno. Una squadra che tiene testa a una big sotto ogni punto di vista e ha la forza di lasciare in bilico l’incontro – letteralmente – fino all’ultimo momento possibile. Sono tutti aspetti positivi che torneranno utili nelle prossime sei gare e ai playoff.
Insieme, ovviamente, ai lati negativi che pure ci sono stati e che, in genere, si sono sempre rivelati leve su cui crescere ulteriormente. Ci sono sconfitte peggiori di quella subita sabato in rimonta da un avversario che può permettersi di tenere in panchina uno come Baselli e non battere ciglio se deve rinunciare a Bellemo, Verdi e Koné. Certo, il gol annullato per fuorigioco ad Antonini è un nodo alla gola, ma è inutile aggrapparsi a quell’episodio e a quei… centimetri.
Le Aquile hanno ancora altre tre gare interne prima di lanciarsi nel gran ballo degli spareggi promozione. Affronteranno Cremonese e Venezia, cioè squadroni della stessa pasta del Como, e una concorrente playoff come la Sampdoria, in netta ripresa. Mettendo da parte le due sconfitte di fila nel proprio stadio, il “Ceravolo” ammirato due giorni fa è un alleato in più: colorato, rumoroso, sempre al fianco di Iemmello e compagni con quei dodicimila cuori (12.075) che sono il dato migliore da tre mesi abbondanti a questa parte (mai sopra i diecimila spettatori nel girone di ritorno) e il quinto della stagione dopo il derby (13.371) e le gare con Parma (12.544), Spezia (12.196) e Brescia (12.141).
Il pubblico delle grandi occasioni servirà senz’altro anche prima dei playoff: il contesto ambientale è sempre importante. L’altro contesto – quello tecnico, tattico e agonistico – si è confermato all’altezza della situazione, anche se non con la costanza dimostrata a Parma. Resta il rammarico per l’approccio nella prima metà della ripresa, quando la squadra si è abbassata troppo e non è più riuscita a risalire il campo in maniera incisiva (comunque esistono pure gli avversari). Però per tutto il primo tempo il Catanzaro ha messo in difficoltà il Como con verticalizzazioni rapide ed efficaci, bucando spesso la pressione alta dei lombardi. Era evidentemente stata preparata bene da Vivarini e ben interpretata dai calciatori, che hanno abbinato alla solita personalità la tranquillità di chi sa perfettamente cosa fare: il gol di Vandeputte, per esempio, è da due anni un’azione tipica delle Aquile.
Fra le cose negative ci sono state diverse errate letture in fase di rifinitura (anche una di D’Andrea nel finale, quando ha tirato invece di servire Situm liberissimo a sinistra), ma tutto sommato possono starci e insegnare qualcosa per il futuro. Allo stesso modo potranno valere da insegnamenti i gol incassati, agevolati da un atteggiamento un po’ superficiale di tutta la squadra, schierata dietro e troppo molle su quei due palloni scodellati in area. Su questo – l’ha già detto – lavorerà Vivarini. Con l’amarezza di chi ha visto svanire il sogno della promozione diretta, ma anche con la consapevolezza di aver giocato alla pari contro una formazione costruita apertamente per la A.

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