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Catanzaro, Antonini ha convinto tutti

Grande fisicità, buona tecnica individuale e senso della posizione le sue prerogative

La bandierina alzata per pochi centimetri non cambia la qualità del gesto, la forza e la precisione del colpo di testa, la bravura con cui Matias Antonini aveva pareggiato la partita con il Como. Il fuorigioco chiamato di un niente, per una maledetta spalla avanti, avrà pure frustrato la rimonta del Catanzaro e lasciato uno zero in classifica che brucia (vanificando l’altrettanto straordinario assist di Fulignati, portiere con piedi da bravo centrocampista), ma non intacca la centralità che il difensore brasiliano ha saputo prendersi in poco più di due mesi e in sole nove partite.
Da uno preso dalla Serie C e che non era mai stato in B prima di gennaio, ci si aspettava un inserimento anche un po’ più lento: sarebbe stato fisiologico. Invece Antonini ha bruciato le tappe. Evidentemente, insieme alle doti tecniche e fisiche che avevano suscitato l’interesse del club fin dalla scorsa estate, questo ragazzo che proprio ieri ha compiuto 26 anni ha personalità e intelligenza da vendere. Altrimenti non avrebbe assorbito come se nulla fosse l’impatto contro gli avversari più forti che abbia mai affrontato (il primo è stato Falcinelli a La Spezia, certo non l’ultimo attaccante della categoria), né diventi così importante nella squadra di Vivarini.
«È uno che impara rapidamente», aveva spiegato l’allenatore dopo i primi giorni di lavoro del ragazzo nato a Porto Alegre e acquistato dal Taranto il 18 gennaio. Matias gli avrebbe dato ragione immediatamente. La prima qualità che ha aggiunto al centro della difesa è la forza fisica, nel gioco aereo e non solo: il suo ingaggio ha colmato la lacuna più nota in difesa, che aveva bisogno di chili e centimetri da opporre a gente generalmente più strutturata e grossa dei calciatori in giallorosso.
Secondo aspetto positivo: Antonini ci sa fare con la palla fra i piedi ed è per questo che Vivarini ha avuto pochi problemi a schierarlo sia come sostituto di Brighenti – l’uomo cruciale per l’impostazione dal basso –, sia come alternativa a Scognamillo, che dall’arrivo del numero 4 è stato anche spostato a sinistra, aumentando le soluzioni. Il terzo profilo per cui Antonini si sta rivelando essenziale è il suo senso della posizione: non sembra mai sbagliare un piazzamento, in un’area come nell’altra. È il segno che sa leggere molto bene i movimenti degli avversari (infatti finora ha beccato solo un’ammonizione), dei compagni e del pallone. E da questo deriva il fondamentale che più di ogni altra cosa lo mette in vetrina: segna quasi come se fosse un attaccante con quei colpi di testa che paiono frustate. Difficile dire quale dei tre gol realizzati finora sia più bello fra quelli contro Ascoli, Sudtirol e Parma. Di sicuro tutti e tre sono stati perfetti per la combinazione fra posizionamento del corpo, timing del salto, precisione e potenza del gesto.
Quello contro il Como sarebbe stato il quarto centro in campionato, un magnifico regalo anticipato per il suo compleanno. La spalla avanti ha strozzato in gola la sua gioia, della squadra, dei tifosi, ma c’è ancora tempo per rifarsi. Nel torneo e ai playoff, il fattore Antonini può pesare parecchio.

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