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Catanzaro, come direttore sportivo il favorito è Polito

Il club spera di chiudere la trattativa con l’ormai ex dirigente del Bari nelle prossime 48 ore. Il napoletano ha messo la freccia e preso vantaggio su Vaira, sembra tagliato fuori Romairone

Ciro Polito

Per la scelta del direttore sportivo è questione di giorni, se tutto andrà bene un paio o anche meno. Il Catanzaro sta stringendo la rete attorno al prescelto: la rosa è ristretta a tre candidati, ma nelle ultime ore Ciro Polito ha accumulato un discreto vantaggio su Davide Vaira e Giancarlo Romairone.
Il ds napoletano ha ancora un altro anno di contratto con il Bari e qui c’è la grossa coincidenza di questa storia: se i pugliesi non avessero messo gli occhi su Magalini, i giallorossi non avrebbero mai iniziato la caccia a un nuovo uomo-mercato.
Polito è stato esonerato da Luigi De Laurentiis dopo il playout contro la Ternana che ha evitato una retrocessione clamorosa quanto la possibile promozione in A dell’anno prima, sfumata a pochi secondi dal traguardo per il gol del cagliaritano Pavoletti.
La parabola del quarantacinquenne – sanguigno e senza peli sulla lingua – si è consumata in meno di dodici mesi in modo crudele, però non ha depotenziato le qualità che il club del presidente Noto sta vedendo in lui: uno con le spalle larghe per sopportare (praticamente da solo) la pressione di una piazza come Bari non avrà problemi nemmeno a Catanzaro, né sarà in difficoltà nel supportare la società in una fase delicata quanto può essere quella post-Vivarini.
È vero che la tifoseria delle Aquile non lo ama a causa di qualche comportamento sopra le righe nello scontro diretto fra Catanzaro e Bari in C due anni fa, ma certe cose non sono mai invalicabili: se dovesse essere effettivamente il sesto ds della gestione Noto, si dimenticherà tutto.
Polito ha portato a Bari Cheddira, Caprile e Folorunsho, gente esplosa al “San Nicola” e poi andata in A: l’occhio e le competenze calcistiche non gli mancano. Senza dimenticare che la B l’aveva conquistata sul campo, prima di farlo con i pugliesi, anche da architetto della Juve Stabia. Il tecnico Mignani lo accomuna con Vaira, per il resto completamente diversi nei modi di essere e comportarsi.
L’ex Modena ha lasciato un’ottima impressione al patron nell’incontro avuto a pranzo lo scorso giovedì ed era in vantaggio almeno fino a ieri. Nelle ultime ore ha perso terreno, anche se non è definitivamente tagliato fuori. Dopo tre stagioni al Modena con una promozione dalla C e due annate in B, Vaira è stato accompagnato alla porta in Emilia verso la fine di un campionato, l’ultimo, che rischiava di trasformarsi in una sciagura: la conclusione non cancella comunque i tre anni di lavoro del carrarese, quaranta candeline da spegnere a settembre, che non ha avuto una gran carriera da calciatore, ma ha presto bruciato le tappe di quella dirigenziale, pallino che aveva da quando, adolescente, giocava a Football manager. L’inizio al Rapallo, quindi i ruoli di direttore tecnico prima e direttore sportivo poi del Siena che ha conteso la finale playoff (con Mignani in panchina) al Cosenza di Braglia.
Romairone è un po’ più esperto degli altri due (ha cinquantaquattro anni) ed è svincolato, essendo rimasto fermo nell’ultima stagione dopo la conclusione del suo rapporto – da direttore generale - con la Triestina. Genovese, legato al direttore tecnico della Juventus Cristiano Giuntoli, è comunque parecchio più indietro rispetto ai suoi competitor: difficile recuperi il gap.

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