Fra la pennellata di Iemmello e la sassata di Pompetti si potrebbe stare ore a decidere quale sia stato il gol più bello. In realtà, sono reti diverse, ma ugualmente apprezzabili e soprattutto importanti nell’economia della rimonta di una squadra che ora ha davvero trovato la sua identità.
Il destro del capitano, però, ha un significato superiore al sinistro del centrocampista, perché il sessantunesimo centro di Pietro con la maglia giallorossa lo eleva al secondo posto fra i marcatori all time. Vincenzo Geraci ne ha segnati quanto lui (in più stagioni), ma verrà lasciato presto indietro. Davanti al numero 9 resta solamente… il numero 11, l’unico e inimitabile Massimo Palanca, che viaggia a distanza siderale a quota 134. “O Rey” è anche autore di 22 doppiette, il capitano in questo caso lo segue da più vicino con 15. Per fare 61 gol, molti dei quali di gran classe proprio come quello alla Reggiana, Iemmello ha impiegato poco meno di tre anni e 106 partite: per uno come lui nulla sembra impossibile, nemmeno continuare a giocare ancora a lungo, oltre il contratto appena rinnovato fino al 2026, in barba alle 33 candeline che spegnerà a febbraio. Al di là di tutto, va benissimo così: marca la differenza quando più serve e, tra l’altro, in questo campionato sta andando più veloce rispetto allo scorso torneo. Un anno fa aveva chiuso il girone d’andata colpendo quattro volte, ora ha punito gli avversari già in cinque occasioni su undici partite ed è terzo nella classifica cannonieri, lanciato all’inseguimento di Pio Esposito (secondo a sei) e Shpendi (primo a otto, fra cui cinque rigori), che farebbero bene a non sentirsi troppo sicuri visto che il bomber mette generalmente il turbo nel girone di ritorno, quando il gioco si fa più duro.
Insomma, per l’ennesima volta Pietro è stato il frontman del Catanzaro all’interno di un contesto che ha funzionato dall’inizio alla fine, come mai era successo prima in trasferta. Neanche a Bari. Se non è stata la gara della svolta sul piano del risultato, perché la vittoria esterna è ancora inedita in questa stagione, il 2-2 in rimonta con la Reggiana potrebbe esserlo per quanto riguarda l’identità di squadra. Caserta ci ha lavorato su per quattro mesi e ora sembra averla trovata. È tutto perfettibile, per carità, altrimenti le Aquile avrebbero evitato di beccare almeno una delle due reti subite, però è stato evidentemente un altro passo avanti verso la compiutezza di un percorso: per continuità ed efficacia della manovra, varietà di soluzioni e capacità di individuare sempre i riferimenti anche sotto di due reti, senza perdere la bussola.
Al “Città del Tricolore” il suo Catanzaro potrebbe aver imboccato il bivio decisivo, pescando le chiavi, sempre differenti, per bucare il dispositivo difensivo avversario, riempire l’area di rigore altrui più di tutte le altre uscite ed esercitare un predominio territoriale che ha esposto sì a dei rischi (inevitabili), ma alla lunga ha portato benefici. Con pieno merito. Questa sosta può essere arrivata al momento adatta perché le Aquile, alla ripresa, possano spiegare le ali. Finalmente.
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