
I suoi selfie sono importanti quasi quanto i suoi gol. Negli ultimi tre anni poche vittorie pesanti del Catanzaro non portano il marchio di Biasci e non sono celebrate da un suo autoscatto. Il derby è parziale eccezione nel senso che l’attaccante - 126 presenze e 41 centri in giallorosso - non ha segnato, ma la sua foto è comunque diventata virale. Il commento in catanzarese («Ni stacimu scialandu», cioè ci stiamo divertendo un sacco) ha sintetizzato perfettamente lo stato d’animo di tutta la tifoseria dopo il 4-0 al Cosenza.
Voi giocatori quanto vi siete “scialati”?
«Ci siamo “scialati” una cifra perché venivamo da brutta sconfitta, ma sapevamo quanto ci tenevamo noi e quanto gli stessi tifosi. Già nella settimana prima di giocare con la Cremonese ci fermavano per strada raccomandandosi per il Cosenza. Io sono qui da tre anni, so bene che significa questa sfida, noi più vecchi abbiamo cercato di trasmetterlo ai nuovi e penso ci siamo riusciti abbastanza bene: da inizio anno è stata forse una delle nostre gare migliori per agonismo e gioco. Siamo contenti, possiamo lavorare con serenità in ottica Modena. Quanto ai selfie, il primo risale ai playoff di C col Monopoli e da quel momento le vittorie più importanti le abbiamo sempre celebrate così. È un’abitudine da continuare».
La scelta di un’espressione dialettale dice molto del tuo rapporto con la città…
«Ormai sono calabrese, anzi quando sento parlare in dialetto stretto mi “preoccupo” perché prima non capivo nulla, ora alcuni termini li ho dentro. Qui ho diversi amici anche extra-campo, Catanzaro per me vuol dire il successo in un campionato e la consacrazione in B alla prima occasione. Tre anni e mezzo fa mancavano tante cose, ma c’erano buoni propositi, adesso la società è migliorata a ogni livello e si vede che vuole consolidarsi. Sono orgoglioso di essere parte integrante di questo progetto. Siamo partiti dal settimo posto in C e con 2.000 persone allo stadio: l’evoluzione che c’è stata, i genitori che ci ringraziano per l’entusiasmo del figli, la gente tornata allo stadio dopo anni… sono cose che colpiscono».
Più bello questo o i due derby dell’anno scorso?
«Questo è stato molto bello, perché un 4-0 in casa con tre gol dopo 55’ vuol dire essere quasi perfetti. A livello personale i due gol dell’anno scorso mi davano qualcosa in più, soprattutto quello fuori casa, ma il derby dà in generale sempre la spinta giusta, l’impeto per chiudere bene il campionato»
Catanzaro sogna, tu quale sogno hai?
«Andare più in alto possibile, sul piano individuale e di squadra. Ho una mentalità molto aperta, ce la possiamo giocare con tutte, anche se alcune sono molto più attrezzate di noi».
Qual è la vostra forza più grande?
«Il gruppo anche quest’anno. Nonostante tanti cambi si è formato bene, con persone forti che sono anche bravi ragazzi. Tutti spingono e vedo tanta voglia di migliorare».
Cosa vi servirà da qui alla fine?
«Condizione fisica, come dimostrano Pisa e Spezia che vanno forte. In più la nostra consapevolezza, palla a terra e gli episodi che non ci devono essere contrari».
La rivale più pericolosa e la favorita nella corsa ai playoff?
«Pisa o Spezia, chi non arriva secondo avrà un passo in più. Anche la Cremonese, poi il Palermo, dovesse entrarci. Ogni squadra ha il suo, la Juve Stabia il gioco, il Cesena da matricola è come noi l’anno scorso».
Quanto ti pesa l’assenza del gol?
«Il giusto, perché sono uno molto obiettivo e mi concentro sulle prestazioni: il gol sarà una conseguenza e se gioco come col Cosenza tornerà presto. Peserebbe di più se la squadra andasse male. Mancano otto incontri più i playoff, magari me li sono riservati per il rush finale».
Cos’è la Serie A per te?
«Il mio sogno fin da bambino. Un anno fa non ci aspettavamo di arrivare quinti e poi in semifinale. Stiamo con i piedi per terra, ma siccome siamo qua perché non provarci?».

Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Caricamento commenti
Commenta la notizia