
La vittoria che non arriva pesa probabilmente più a lui che a tutti gli altri. I tifosi la pretendono, i giocatori la cercano, la società l’aspetta, ma forse nessuno la prenderebbe come un sollievo e una soddisfazione quanto Alberto Aquilani. Perché puoi costruire quello che vuoi e immaginare un percorso di crescita progressiva, ma finché non infrangi il primo muro tutto il resto finisce in secondo piano perché dipende integralmente dai risultati: «E siccome ancora non abbiamo vinto una partita non mi sento di dire quale percentuale ha raggiunto il mio progetto, anche se vedo una squadra che si rialza sempre e a ogni errore risponde con una reazione. Ci sono tante cose positive, ma cinque pari non danno giustizia e a me dispiace non essere riuscito finora a regalare un successo, più che a me stesso, ai giocatori e alla gente che fa sacrifici per venirci a vedere e sostenere, e che ci dimostra un affetto incredibile», ha detto l’allenatore.
Saranno in tanti anche stasera in casa della Sampdoria: 567 tifosi in un settore ospiti ridotto rispetto agli anni passati. Lo scenario, però, è sempre mozzafiato, considerando i circa 25mila di fede blucerchiata annunciati a supporto di un avversario che ha un solo punto dopo la manciata di partite di campionato. «Per noi è un’opportunità importante in uno scenario bello come Marassi. È vero che la Samp non ha ancora vinto come noi, però ha giocatori di livello e valori, è costruita per qualcosa di diverso, quindi noi dobbiamo fare una gara seria, essere consapevoli che abbiamo bisogno di una scintilla e che dobbiamo meritarcela», ha avvisato il tecnico 41enne chiedendo ai suoi di avere lo «stesso spirito del secondo tempo con la Juve Stabia, ma da subito perché dobbiamo evitare di far prendere entusiasmo agli avversari, che probabilmente sono feriti, ed essere più furbi per non regalare occasioni».
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