
Dopo sette giornate non è più una coincidenza se le due squadre della B senza vittorie sono il Catanzaro e lo Spezia, cioè l’ultima della classe e una delle due (l’altra è la Samp) che non è riuscita a bucare la fragile difesa giallorossa. I risultati si inquadrano meglio col senno di poi e adesso si può trarre un primo bilancio: ancora non ci siamo e il rimprovero degli Ultras ai giocatori a fine gara («Siamo sempre con voi, ma vedete cosa dovete fare») ci può stare. Il problema principale riguarda il sistema difensivo, non solo e non tanto per colpe individuali: perdere i duelli contro calciatori più forti come quelli del Monza è possibile, ma beccare due gol in area piccola con la squadra schierata in un blocco basso non è ammissibile e denota impreparazione.
L’impressione è che la coperta rimanga sempre corta: prima il problema delle transizioni subite troppo facilmente, poi i nervi scoperti in casa di una delle formazioni teoricamente più forti della B. Al Monza trascinato dalle qualità dei singoli Aquilani, nella ripresa, non ha saputo porre rimedio. Altro aspetto che lascia perplessi: se il Catanzaro sta attento a non sbilanciarsi, come contro Spezia e Sampdoria, non sa neppure segnare, visto che quelle sono state anche le partite in cui l’attacco è rimasto a secco.Il tecnico ha ancora un po’ di margine per risollevarsi e risollevare la squadra. Nella scorsa stagione, con Caserta nell’occhio del ciclone, la società aveva tenuto la barra dritta contro parte della tifoseria: alla fine ha avuto ragione aiutata dal pragmatismo dell’allenatore calabrese, che durante la seconda sosta del campionato – esattamente in questo periodo – ha rivisto le sue idee cambiando assetto per trovare, insieme, equilibrio e crescita, individuale e collettiva.
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