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L'attore vibonese Giuseppe Ingoglia tra i protagonisti del lungometraggio "L'ultimo Brigante"

Tutto pronto per le riprese de "L'ultimo brigante", lungometraggio storico in lingua siciliana, ispirato al brigante Vincenzo Capraro. E' una storia di finzione cinematografica con spunti storici sul brigantaggio in Sicilia ispirata a Vincenzo Capraro (descrive i terribili avvenimenti che dal 1861 al 1870 videro i combattenti “reazionari”, chiamati briganti essere padroni di tutto!). Il regista è Giovanni Battista Pollina

Tra i protagonisti del film c'è l'attore vibonese Giuseppe Ingoglia, vincitore tra gli altri, del premio internazionale cinematografico “Vincenzo Crocitti” nel 2020 come attore, doppiatore e speaker radiofonico emergente

Vincenzo Capraro

Vincenzo Capraro di Sciacca,“Nacque pastore da pastori di Sciacca e come tutti i pastori malandriini”briganti” , intelligenti e laboriosi,ottenne la sua promozione a fattore,nella fattoria del signor Casandra. Signore del delitto, su un vasto comprensorio della Sicilia interna, la Sicilia del latifondo, la Sicilia setacciata dai Reali Carabinieri, dalle guardie di Pubblica Sicurezza, dai Bersaglieri e dai Militi a cavallo che davano la caccia a banditi e latitanti renitenti alla leva, la Sicilia della mafia che si radicava e saldava un patto d’alleanza con gli agrari e con la politica da questi espressa.
L’applicazione nel 1861 della legge sulla coscrizione obbligatoria fu la causa più grande di malcontento in tutta l’isola. La leva tra 1861 e 1863 produsse più di 25 000 renitenti e disertori che si diedero alla macchia ingrossando le bande di briganti., molti renitenti e disertori datisi alla macchia non ebbero altra alternativa che cercare di sostenersi con il furto e il “malandrinaggio”.
Il fattore Don Vincenzo, però lasciò scoprire un giorno al signor Casandra che egli era un malandrino di prim’ordine”….

Diciamo uno che non “ babbiava “ “Capraro era a Sciacca, ma i suoi quattordici gregari erano di Sambuca, di Contessa, di Giuliana, Santa Margherita e Castronuovo comuni posti sui confini della provincia di Girgenti con quella di Palermo. Nessuno dei codesti gregari era di Sciacca.

Le grassazioni, devastazioni, assassinii, ribellioni armate, estorsioni e ricatti della banda Capraro dal 1868 al 1878 furono innumerevoli, i soli reati principali denunciati e conosciuti furono non meno che 38 e fra essi erano non meno di nove sequestri di persona.” Il quartiere generale di Capraro era ubicato nelle montagne tra Giuliana, Burgio e S. Margherita, al confine tra le province di Agrigento, Palermo e Trapani. Come altri briganti aveva scelto una località di confine fra diverse province per sottrarsi alla sfera di competenza delle relative polizie. Sulla banda Capraro fra le bande armate operanti nelle province occidentali dell’isola fu “L’unica” vera banda, composta non si sa con precisione se di 9 o più malfattori tutti a cavallo, ed operava in provincia di Girgenti e , faceva le sue scorrerie in questa provincia,ma spesso in trasferta su Trapani e Palermo, dove poteva contare su una rete di protettori sanguinari, sempre a disposizione.
Il quartiere generale di Don Vincenzo Capraro era ubicato nelle montagne tra Giuliana, Burgio e S. Margherita, al confine tra le province di Agrigento, Palermo e Trapani.
La banda Capraro compi ‘ tutti quei delitti che tennero in continuo timore le popolazione delle campagne ,nell’aprile del 1875. Vincenzo Capraro cercò di sequestrare, senza però riuscirvi, il possedente Stivala di Cerami.

Nel giugno del 1875 restò nella trappola tesagli dalle forze dell’ordine e venne trucidato nel conflitto a fuoco che ne seguì; I giornali riportarono con rilievo la notizia della fine del pericoloso elemento. Il feroce e famigerato Vincenzo Capraro che da molti anni teneva in allarme con le sue audaci e sanguinarie imprese la provincia di Palermo, la nostra e quella di Trapani, e nel quale era personificata la vera mafia malandrinesca militante, quest’uomo insozzato dei più audaci e nefandi misfatti, che viveva coi suoi di ogni sorta di ruberie, che negli scontri frequenti con la forza pubblica vide in passato cadere a sé d’intorno ed arrestati e uccisi i più audaci e feroci briganti della Sicilia senza incapparvi esso mai, fece anch’egli la fine comune ed inevitabile a tutti i masnadieri, vale a dire cadde ucciso sotto il piombo della forza pubblica.

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