«La mia ambizione è realizzare un film che resti per sempre, che vada oltre il risultato al botteghino del primo weekend». Kevin Costner, occhi di ghiaccio e sorriso accattivante, ospite d’onore del Magna Graecia Film Festival a Catanzaro, ha risposto così ai giornalisti sulla tiepida accoglienza ricevuta nelle sale cinematografiche americane dal suo film Horizon, primo di una quadrilogia che racconta la storia americana e il mito del West.
Accolto al dodicesimo piano della Cittadella regionale, accompagnato dal direttore artistico del festival Gianvito Casadonte, il protagonista del film premio Oscar “Balla coi lupi” ha rivendicato la scelta di realizzare un’opera che «possiamo condividere con i nostri figli e i figli dei nostri figli» Il cinema come memoria collettiva, come fabbrica di sogni. «Potevo compiere una scelta più “saggia” - ha detto - far uscire il primo capitolo della saga e vedere quale sarebbe stata la reazione del pubblico, per poi impacchettare velocemente il sequel se fosse andato bene, ma io non procedo così. Non ho fatto un film per un weekend, ma un film che possa continuare a vivere nel vostro cuore, che vi possa commuovere, un western che faccia anche versare lacrime».
Per Costner, Horizon è il progetto della vita, nel quale ha investito tutto se stesso, per raccontare le tante storie che si sviluppano nel disegno più grande della Storia americana. «Sono molto orgoglioso di questo film - ha detto, rispondendo alla domanda sulle protagonisti femminili di Horizon - perché rappresenta il racconto di un viaggio a Ovest che ha realizzato i sogni di molti europei. Questo però ha comportato l’eliminazione di persone e di popoli che vivevano in America da 15.000 anni, quindi per me era estremamente importante raccontare la storia del West. Anche attraverso le figure femminili, penso che non ci possa essere un West, senza le donne».
Dal cinema alla politica, pur eludendo la domanda diretta sulla sfida fra Donald Trump e Kamala Harris nella corsa alla presidenza, Costner ha sottolineato le responsabilità della politica e dei suoi rappresentanti nella costruzione di un mondo finalmente pacificato e attento alla tutela dell’ambiente. «Innanzitutto - ha dichiarato - io intendo andare a votare, intendo esercitare quel diritto per cui molte persone hanno combattuto e hanno dato la vita. Ho detto ai miei figli di fare la stessa cosa. Mi auguro che, in qualche modo, ci si possa evolvere, perché ho la sensazione che viviamo un momento in cui, forse più che mai, c’è tantissima gente che anela la pace, che ha a cuore l’ambiente. Non faccio altro - ha detto - che incontrare persone che desiderano la pace. Eppure nonostante questo, mai il mondo è stato in una condizione di maggiore pericolo. Non capisco cosa stia succedendo, perché, sebbene la gente desideri la pace, ci sono forze che la stanno mettendo in pericolo e l’America non può essere una di queste. Spero che i nostri leader siano all’altezza. I politici - ha concluso - dovrebbero occuparsi di far progredire le nostre vite e non le loro».
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