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Dal Magna Graecia di Soverato la promessa di Esposito: «Un film in Calabria»

L’attore italo-americano infiamma la platea e ritira la Colonna d’oro «Non aspettare di essere grande, sii grande adesso con ciò che hai»

«Don’t wait to be great»: l’attesa per il gran finale del Magna Graecia Film Festival che incoronerà questa sera la migliore opera prima e seconda della XXII edizione, viene arricchita dalle suggestioni create da Giancarlo Esposito, attore italo-americano, volto glaciale di “Breaking Bad”, approdato a Soverato per ricevere la Colonna d’oro. Non aspettare di essere grande, ricorda al pubblico di Soverato, sii grande adesso, con ciò che hai. Con quel poco che sembra, ma che magari è già tutto. Esposito conquista la platea del festival con il fuoco delle sue parole, il calore del cuore e una promessa che suona già come una dichiarazione d’amore: «girerò un film in Calabria».

L’attore ha ripercorso la sua incredibile carriera partendo dalle radici: «ogni volta che torno in Italia penso a mio padre». Sua madre, cantante lirica afroamericana, e suo padre, tecnico di scena napoletano al Teatro San Carlo, si sono innamorati parlando la lingua universale della musica: «Non parlavano la stessa lingua – ricorda – ma si capivano. E io sono nato da quell’armonia. Anche mio nonno lavorava al San Carlo e mia nonna cantava lì».

Il racconto degli anni a Broadway ripercorre gli esordi nel cinema: «Ho fatto 13 musical, cantavo ’O sole mio. Dovevo diventare cantante d’opera, ma ho scelto il cinema perché volevo mostrare il mio talento a un pubblico più vasto. I miei genitori non si sono dispiaciuti. Sono qui anche se non sono qui, sento la loro energia. Ho quattro figlie e so che ogni genitore vuole che i figli vadano più in alto».

E il talento non passò inosservato: fu Spike Lee ad accorgersi per primo di lui in uno spettacolo a New York e a offrirgli il primo ruolo sul grande schermo. «Spike mi ha insegnato il coraggio. Io gli ho insegnato la sicurezza. Mi sfidava sempre. Una volta mi chiese: “Se scoppiasse una guerra, da che parte staresti, da nero o da italiano?” E io risposi: Dalla parte dell’umanità».

Con il passare degli anni, Esposito ha affinato la sua arte mescolando disciplina, presenza scenica e una rara capacità di “abitare” i personaggi. Fino a Breaking Bad: un provino rischiato, accettato con un biglietto aereo a fatica, un cachet di soli 3000 dollari. Poi, l’attesa. «La produzione mi chiese di tornare cinque mesi dopo, ma io non potevo restare fermo così a lungo. Dissi: “Richiamatemi tra cinque mesi”. Lo fecero. Il resto è storia».

Esposito racconta la sua ricerca di verità e profondità nei silenzi dei suoi personaggi: «I grandi registi lasciano spazio tra le parole. Io rimanevo fermo anche dopo il ciak. In quel silenzio, io ero Gus Fring. Ma quel ruolo mi ha anche insegnato una cosa: Don’t wait to be great. Non aspettare per essere grande. Siate grandi ora, con ciò che avete».

Un invito che ha risuonato forte dal palco di Soverato, in un festival che continua a dimostrare come il cinema sia soprattutto incontro, ispirazione, possibilità.
I riflettori si spostano ora sull’attesissima serata conclusiva che eleggerà il vincitore del 2025 del Magna Graecia Film Festival e accoglierà Serena Rossi per l’ultima masterclass dell’edizione. In programma anche la proiezione del docufilm vincitore del Premio Vittorio de Seta.

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