«Nella Fondazione a ottomila euro al mese, erano a raccolta tutti quanti a ottomila euro al mese... e a me non hanno me non mi hanno... mi viene il voltastomaco, mi hanno lasciato in questa maniera, non mi hanno fatto guadagnare niente, in situazioni di merda mi hanno lasciato a me... Mamma mia ottomila euro al mese lordi, quindi puliti sono cinquemila che prendevano».
Si lamentava l’ex consigliere comunale di Lamezia Luigi Muraca (classe 1968), intercettato dalla Guardia di Finanza. Ad agosto del 2015 il politico vicino all’on. Giuseppe Galati, ex presidente di Calabresi nel mondo, mostrava insofferenza rispetto alle scelte che riguardavano proprio la Fondazione creatura dell’ex deputato lametino e trasformata – secondo la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro – in un serbatoio di voti.
Due recenti inchieste distinte che però s’intrecciano sull’asse della politica e della clientela. Da un lato “Quinta Bolgia”, sfociata nelle misure a carico sia di Muraca che di Galati, e dall’altro il fascicolo proprio su Calabresi nel mondo, che – giunto a conclusione delle indagini preliminari – oltre Galati coinvolge pure una collaboratrice della Fondazione e un dirigente regionale.
I punti di contatto sono nelle informative della del Gico della Guardia di Finanza che, impegnato negli accertamenti sfociati nello scorse settimane nell’operazione Quinta Bolgia, s’è imbattuto nel “pantano” d’incarichi e assunzioni nella Fondazione all’epoca appena commissariata.
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