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Capistrano, fuggì dal campo di concentramento: Domenico Condello compie 96 anni

Ha compiuto 96 anni l’ex soldato capistranese Domenico Condello, che, nato il 22 gennaio 1923, riuscì a ritornare a casa sul finire del 1945, dopo essere fuggito da un campo di concentramento tedesco in Grecia.

Ha festeggiato il suo compleanno, circondato dall’affetto dei suoi cari, nella sua accogliente casa sita in contrada ‘Fosanari’, a poche centinaia di metri dal centro abitato, dove si reca, guidando un’ape, per assistere alla celebrazione della Santa Messa domenicale, per il taglio dei capelli dal suo barbiere e, a volte, per fare la spesa.

E’ l’ultimo capistranese vivente che prese parte alla Seconda guerra mondiale e, forse lo è anche rispetto a tanti altri paesi. Tale unicità è   al fatto che Domenico non fu precettato allorquando Mussolini dichiarò, per radio, il 10 giugno 1940 guerra alla Francia e all’Inghilterra per essere ancora minorenne. Difatti, negli anni 1940- 1941- 1942 e 1943 furono chiamati arruolati e mandati sui vari fronti di guerra i giovani nati, rispettivamente, negli anni 1920 e precedenti -1921-1922 e 1923.

“Fui  chiamato alle armi – ricorda Domenico Condello – nel settembre 1943 nel 309° Reggimento Fanteria Regia e desinato a Milano. Poi, con il mio reggimento, fui mandato nell’isola di Rodi, dove eravamo accanto ai tedeschi che, però, quando con l’armistizio  da alleati diventammo nemici, fummo fatti prigionieri, mentre il comandante ammiraglio Emilio Campione, accusato di tradimento, fu fucilato dai nazisti. Con i commilitoni superstiti e prigionieri – ricorda Condello- fui condotto in Macedonia e richiuso in un campo di concentramento nazista, dove i prigionieri italiani siamo stati trattati come numeri ed ognuno di noi aveva perso la propria identità per essere riconosciuto con il numero inciso sulla propria piastrina metallica. Io, da Domenico Condello, ero diventano il numero 354”.

I tedeschi, incalzati dagli alleati e ritirandosi dalla Macedonia, si fecero seguire ai prigionieri con l’intento di deportarli in Germania. Molti prigionieri italiani riuscirono a fuggire trovando rifugio nelle famiglie o fra i partigiani greci. Anche Domenico Condello e il suo amico commilitone Filippo Le Pera di Vibo Valentia riuscirono a fuggire nelle campagne. Domenico, sopravvisse anche grazie all’aiuto di un barbiere turco. Raggiunse Skopje in treno con un biglietto che si comprò con i soldi ricavati dalla vendita delle scarpe. Portato a Salonicco, Condello venne imbarcato, assieme ad altri ex prigionieri, per il porto di Napoli. Poi, con vari mezzi di fortuna ed a piedi, raggiunse Capistrano.

Da quando è stato istituito il “Giorno della memoria”, ricadendo questa dopo appena cinque giorni dal suo compleanno, Condello trascorre questi giorni intermedi ricordando la sua fortuna per essere riuscito a fuggire dalla prigionia nazista e per non essere finito in Germania, in qualche campo di sterminio, ma ricordando, soprattutto, gli assordanti bombardamenti, le atrocità della guerra e della durissima prigionia durante la quale, oltre alla violenza degli ex alleati, si pativa la fame più che la fatica, le sofferenze e le umiliazioni di ogni genere.

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