«Partecipazione diretta degli affiliati alle attività istituzionali». Buona parte dell’intervento del presidente della Corte d’Appello di Catanzaro Domenico Introcaso è dedicato non solo agli oltre 2300 affiliati alle cosche operanti nel distretto ma soprattutto alla loro infiltrazione nella vita pubblica delle comunità calabresi. La dimostrazione arriva con l’esperienza diffusa e il tragico fenomeno dello scioglimento «di numerosissime amministrazioni comunali e di formazione intermedia per infiltrazione e influenza mafiosa».
Un esercito di almeno 2.300 accoscati contro cui si trovano a combattere pochi magistrati e alla prima esperienza contro l'organizzazione criminale che può contare su almeno 4mila affiliati. È il “paradosso Calabria”, come lo definisce il presidente della Corte d'appello di Catanzaro Domenico Introcaso. Così i processi di maggiore allarme criminale locale, nazionale ed internazionale, sono celebrati da collegi composti dai Mot magistrati di prima nomina. Eppure, per usare le parole di Introcaso, «spes contra spem», e così questa nuova generazione di magistrati ha dato.
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