«Il nostro contratto scade il 31 dicembre 2019, poi chissà cosa succederà». Antonio Laganà, responsabile del Cir di Badolato dal 2011, allarga le braccia sul futuro del centro di accoglienza. Il decreto Salvini è una spada di Damocle su una realtà come quella badolatese.
«Se non ci saranno nuovi ingressi – ha detto – il progetto è destinato a chiudere. Il decreto non dice chiaramente che gli Sprar chiuderanno, ma coloro che vi potranno accedere costituiscono una minoranza rispetto a tutti i migranti che ci sono in Italia, dei quali molti finiranno in strada, andando ad aumentare il numero degli “illegali”.
«Il nuovo decreto – ha spiegato Laganà - rischia di creare dei “fantasmi”, escludendo per i richiedenti asilo, con un permesso di soggiorno di sei mesi, la possibilità di ottenere la residenza e, quindi, di accedere ai servizi basilari di un comune, come il rilascio della carta d’identità. Per ottenere il codice fiscale alfanumerico bisogna essere titolari di protezione umanitaria, ma anche in questo caso il rilascio del documento non è scontato, perché sto seguendo tre casi di ragazzi titolari di protezione umanitaria per i quali sto assistendo a un rimpallo di competenze fra l’Agenzia delle Entrate e il Ministero dell’Interno». Per il responsabile del Cir, l’Europa non può rimanere indifferente dinanzi alla tragedia dei migranti e non sarà il decreto Salvini a fermare la disperazione.
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