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Faida di 'ndrangheta a Mileto, sei rinvii a giudizio: c'è uno dei killer di Nicholas Green

Tutti rinviati a giudizio gli indagati coinvolti nell'operazione Miletos attraverso cui Dda di catanzaro e carabinieri di Vibo hanno fatto luce sull'estate di sangue del 2013 a Mileto. Un'inchiesta sul sui sfondo pesano due omicidi, avvenuti tra luglio e agosto di sei anni fa, uno in risposta dell'altro: quello di Giuseppe Mesiano, panificatore di Calabrò, frazione di Mileto,  assassinato a colpi d'arma da fuoco il 18 luglio 2013 e quello di Antonio Angelo Corigliano, autotrasportatore, ucciso in pieno centro e in pieno giorno il 18 agosto dello stesso anno.

Per gli inquirenti il movente dei due delitti sarebbe da inquadrare nei contrasti tra la famiglia Mesiano e la famiglia Corigliano iniziati per la mancata fornitura del pane prodotto nel panificio dei Mesiano a un market di proprietà di alcuni familiari dei Corigliano.

Il gup distrettuale di Catanzaro ha disposto il rinvio a giudizio - fissando l'inizio del processo per il prossimo 20 giugno davanti ai giudici della Corte d'Assise di Catanzaro sempreché gli indagati non intendano chiedere il rito abbreviato - per Giuseppe Corigliano, di 81 anni, padre di Angelo Antonio (avv. Aldo Currà); Francesco Mesiano (detto Franco), di 46 anni già coinvolto nell’assassinio di Nicholas Green, condannato e soltanto da qualche anno tornato libero (avv. Francesco Calabrese e avv. Michelangelo Miceli); Vincenzo (Enzo) Corso, di 46 anni, cognato di Franco Mesiano (avv. Salvatore Staiano e avv. Gianfranco Giunta) – a carico di quest’ultimo l’ordinanza è stata in seguito revocata dal Tdl – ; Gaetano Elia, 52 anni, tecnico informatico che ha anche collaborato con la procura di Vibo (avv. Giuseppe Iannello e avv. Francesco Muzzopappa) e Giuseppe Ventrice, di 42 anni figlio del titolare di una ditta di autotrasporti (avv. Giancarlo Pittelli e avv. Miceli).

Stralciata la posizione di Domenico Iannello, 42 anni (avv. Staiano); Pasquale Pititto, 51 anni (avv. Giovanni Marafioti e avv. Francesco Sabatino) e Salvatore Pititto, 51 anni (avv. Nicola Cantafora e avv. Giuseppe Bagnoto). Tutti gli indagati sono di Mileto e della frazione San Giovanni e questi ultimi tre avevano ricevuto al pari degli altri l'avviso della conclusione delle indagini preliminari.

A innescare la miccia di violenza e vendette sarebbe stato, nella notte del 16 luglio del 2013 un incendio al portone dell’abitazione della famiglia Corigliano. Incendio che - in base a quanto emerso dalle indagini - sarebbe stato “ordinato” da Franco Mesiano per ritorsione contro Angelo Antonio Corigliano (figlio di Giuseppe) il quale si era rifiutato di compiere un’intimidazione ai danni di un loro congiunto proprietario di un market a Santa Domenica di Ricadi entrato in collisione con Mesiano per problemi inerenti la fornitura del pane.

Incendio a cui seguiva l’omicidio di Giuseppe Mesiano – per gli inquirenti ucciso da Giuseppe Corigliano e dal figlio – e, a distanza di un mese, quello di Angelo Antonio Corigliano. Un delitto quest’ultimo di cui Franco Mesiano sarebbe stato il mandante, mentre Salvatore Pititto e Domenico Iannello sarebbero stati gli esecutori materiali. Pasquale Pititto avrebbe invece organizzato le fasi preliminari ed esecutive dell’azione di fuoco e Vincenzo Corso avrebbe presidiato i luoghi per l’imboscata e pedinato la vittima.

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