I primi campionamenti portano la data di ottobre del 2017 con valori di solfati superiori alla norma. Ma già sei mesi dopo, nell'aprile del 2018, la situazione si era decisamente aggravata. La relazione tecnica stilata da Arpacal e indirizzata alla Regione Calabria riportava, infatti, un ventaglio molto più ampio di contaminanti rilevati ai piedi della discarica di Alli.
A distanza di un anno, riporta la Gazzetta del Sud in edicola, l'allarme non appare, tuttavia, rientrato ma rispunta fuori presentando il conto e minacciando di ritardare i lavori di revamping dell'impianto e l'ampliamento della discarica. Se, infatti, già nell'aprile dell'anno scorso Arpacal aveva raccomandato di eseguire un monitoraggio della falda presente al di sotto del sito, la raccomandazione appare ancora attuale dal momento che ci sarà adesso da capire il livello di propagazione nel frattempo raggiunto dalla contaminazione delle sostanze presenti e già rilevate nelle acque sotterranee.
Una precauzione necessaria non solo a ridefinire la tempistica degli interventi da eseguire nell'impianto ma soprattutto verificare la presenza di un potenziale rischio per la salute umana. La discarica è, infatti, situata a breve distanza dal letto del fiume Alli, le cui acque vengono canalizzate e utilizzate anche per scopi irrigui dai coltivatori della zona.
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