Il carcere duro (41 bis) sarebbe stato l’incubo di Bruno Emanuele, 46 anni di Gerocarne, boss del locale di ’ndrangheta di Ariola – zona delle Preserre vibonesi – già condannato all’ergastolo per gli omicidi di Nicola Bruzzese e Antonio Bevilacqua detto Popin.
Proprio per impedire che il boss fosse sottoposto a questo regime carcerario – durante il processo per gli omicidi dei due esponenti della mala cosentina – si sarebbe pianificata la sua evasione. A parlarne agli inquirenti è stato il pentito Raffaele Moscato, ex esponente di primo piano dei Piscopisani.
Secondo il racconto di Moscato - riporta la Gazzetta del Sud oggi in edicola - l’evasione doveva avvenire mentre Emanuele era sotto processo a Cosenza. «Dovevamo liberare Buno Emanuele – ha riferito il pentito – in quanto temevamo che per la sua figura criminosa apicale potesse essere mandato al 41 bis».
Secondo il racconto di Moscato il piano sarebbe stato ideato proprio per evitare che fosse mandato al carcere duro e quindi non si potesse più farlo. Per questo motivi gli incontri sarebbero stati frequenti. «Diverse volte abbiamo provato a farlo evadere – ha dichiarato il collaboratore – e allo scopo abbiamo fatto decine e decine di incontri; discutevamo spesso di questo e l’azione non si è mai portata a termine in quanto arrestavano sempre qualcuno...».
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