L’ex deputato del centrodestra Giuseppe Galati è indagato dalla Dda di Catanzaro per concorso esterno in associazione mafiosa. L’accusa, nuova, emerge dall’avviso conclusione indagini notificato al politico e ad altre 21 persone nell’ambito dell’inchiesta Quinta Bolgia che nel novembre scorso portò all’arresto di 24 persone tra le quali lo stesso Galati, posto ai domiciliari. Il suo provvedimento fu poi annullato dalla Cassazione.
L’inchiesta riguarda presunti illeciti nella gestione del servizio di ambulanze all’ospedale di Lamezia Terme. Galati è accusato di essersi attivato in più occasioni a favore della cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte e del sottogruppo Putrino, profondendo «il suo impegno politico per l'assegnazione di gare, appalti o posti di lavoro, soprattutto nel campo sanitario, ma anche presso la Sacal», la società di gestione dell’aeroporto di Lamezia Terme, «in cambio del costante impegno elettorale da parte degli esponenti della cosca a procurare più voti possibili ai fini dell’elezione, diventando sostanzialmente il politico di riferimento della cosca».
Secondo l’inchiesta «Quinta Bolgia» la cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte aveva instaurato nell’ospedale di Lamezia Terme un controllo totale, con l'occupazione manu militari degli spazi del pronto soccorso e medici e paramedici sottomessi.
Un controllo reso possibile, secondo i magistrati della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri ed i finanzieri del Comando provinciale del capoluogo e dello Scico di Roma, dalla compiacenza del management dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro ed all’aiuto di due politici, Galati e Luigi Muraca, componente del Consiglio comunale di Lamezia sciolto nel 2017 per infiltrazioni mafiose.
Erano questi ultimi due, secondo l’accusa, l’anello di congiunzione tra il contesto 'ndranghetistico e la dirigenza dell’Asp di Catanzaro. Nell’inchiesta sono indagati, tra gli altri, anche l’ex direttore generale dell’Asp di Catanzaro Giuseppe Perri, Giuseppe Pugliese, direttore amministrativo sino all’ottobre 2017, e ad Eliseo Ciccone, già responsabile del Suem 118 ed ora destinato ad altro incarico.
Dall’operazione Quinta Bolgia, compendio di due indagini, secondo l’accusa è emerso che gli Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, grazie ai loro sottogruppi, avevano il controllo della fornitura di ambulanze sostitutive del 118, oltre che dei servizi di onoranze funebri, della fornitura di materiale sanitario, del trasporto sangue e di altro ancora.
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