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Inchiesta sui contratti fittizi per migranti, il Tribunale di Crotone assolve i sette imputati

A distanza di sei anni dall'avviso di conclusione delle indagini, è crollato come un castello di carte davanti davanti al collegio penale lo scenario accusatorio disegnato da una ormai lontana inchiesta della Digos su una presunta rete composta da due funzionari di prefettura, un ristoratore e quattro cittadini iracheni che, violando la legge, avrebbe permesso a decine di siriani e iracheni di ottenere permessi di soggiorno utilizzando contratti e precontratti di lavoro poi rivelatisi fittizi.

Niente di tutto questo è accaduto. Il Tribunale presieduto da Abigail Mellace (a latere Anna Cerreta e Raffaella Dattolo giudice onorario), ha assolto «perchè il fatto non sussiste», tutti i sette imputati dal reato principale loro contestato (favoreggiamento dell'immigrazione clandestina). Sono stati poi dichiarati prescritti altri tre capi di imputazione di cui erano chiamati a rispondere i due funzionari di prefettura e il cittadino iracheno considerato il principale imputato

Favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, corruzione in atti d'ufficio, occultamento di atti pubblici, contraffazione del sigillo di Stato e uso del sigillo contraffatto: questi a vario titolo i reati contestati. Al centro dell'inchiesta c'era il 46enne di Bagdad, Gasem Haider Musa che risiede ad Isola Capo Rizzuto. Lui e un ristoratore di Isola (Natale Pallone, di 51 anni), erano accusati di aver procurato la gran parte dei contratti di lavoro che avrebbero permesso a decine di immigrati siriani o iracheni di ottenere il visto per l'Italia per lavoro e poi il permesso di soggiorno.

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