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Cosca di Limbadi, Diego e Francesco Mancuso in carcere dopo la Cassazione

Diego e Francesco Mancuso

Il provvedimento era nell'aria a seguito del rigetto da parte della Cassazione del ricorso avverso la sentenza di condanna della Corte d'Appello di Catanzaro, emessa nel 2013.

Decisione che di fatto, a distanza di ben 19 anni dall'operazione denominata "Genesi" (nata dalla riunione di due operazioni della Dda: Alba e Metropolis), ha sancito la definitività della pena a carico dei fratelli Diego e Francesco Mancuso, rispettivamente di 66 e 62 anni, figure apicali della cosca di Limbadi.

E così sabato pomeriggio, i carabinieri delle stazioni di Spilinga e Limbadi hanno eseguito un ordine per la carcerazione nei confronti dei due boss  in esecuzione di un ordine d'arresto emesso dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Catanzaro, vista la decisione della Suprema Corte.

Le ricerche hanno portato all’immediata individuazione di Diego Mancuso a Ricadi. Nei confronti dello stesso, nel giorno in cui la Cassazione rigettava il ricorso, la Corte d'Appello di Catanzaro revocava la misura di prevenzione della sorveglianza speciale sulla base dei rilievi mossi dalla difesa, nel senso che la misura risultava fondata su condotte risalenti nel tempo e che gli ultimi reati commessi da Diego Mancuso (difeso dall'avv. Francesco Schimio) non vanno oltre il 2003, non figurando peraltro neppure tra gli indagati a piede libero nel procedimento Black Money.

E' stato invece intercettato dai carabinieri della Stazione di Limbadi, nel centro del paese Francesco Mancuso (avv. Antonio Porcelli) , dopo alcune ore di irreperibilità.

Diego e Francesco Mancuso - esponenti dell'articolazione della famiglia di 'ndrangheta di Limbadi che fa storicamente capo al boss Giuseppe (Peppe) Mancuso, loro fratello da anni detenuto e zii del primo pentito della cosca di Limbadi, ovvero di Emanuele Mancuso, figlio di Pantaleone Mancuso (detto l'Ingegnere) altro loro fratello -  dovranno scontare anni 6 di reclusione in quanto condannati per il ruolo verticistico e per la partecipazione all’associazione mafiosa (art. 416 bis).

Al momento entrambi sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Vibo Valentia.

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