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Riscuotevano la pensione di madre e suocera morte da anni, due denunce a Catanzaro

I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro, nell’ambito dell’operazione denominata “Assi pigliatutto”, hanno dato esecuzione al decreto di sequestro di denaro, beni e attività finanziarie nei confronti di due persone che riscuotevano indebitamente la pensione, rispettivamente, della madre e della suocera decedute da molti anni.

Le somme riscosse per la indebita percezione delle pensioni, pari a oltre 184 mila euro, sono state oggetto del decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, all’esito delle indagini condotte dal nucleo Pef - Gruppo tutela spesa pubblica di Catanzaro su delega della Procura della Repubblica di Catanzaro, con il sostituto procuratore Pasquale Mandolfino, con il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del procuratore della Repubblica Nicola Gratteri.

In particolare, una delle due persone ha riscosso indebitamente da oltre tredici anni la pensione della madre, deceduta nel 2005, omettendo di comunicarne la morte e, da allora, ha prelevato ogni mese dal libretto postale di cui era cointestatario circa 700 euro accreditati a titolo di pensione della madre. In tal modo è arrivato ad incassare indebitamente, in questi anni, oltre 84 mila euro.

L’altro indagato, essendo stato a suo tempo delegato a riscuotere la pensione dell’anziana suocera, morta nel 1998, ha continuato per venti anni a certificarne falsamente l’esistenza in vita, arrivando così a riscuotere fraudolentemente oltre 100 mila euro di erogazioni pensionistiche.

Questa ultima vicenda presenta l’ulteriore particolarità per la quale l’indagato ha anche presentato domanda per la percezione del reddito di cittadinanza, attestando falsamente che tutto il suo nucleo familiare non possedeva alcuna fonte di reddito, sicché l’importo mensile del beneficio (poco meno di 500 euro) era stato moltiplicato fino al massimo previsto dalla legge e ulteriormente integrato dalla quota fissa di rimborso per il canone di locazione dell’abitazione, arrivando a un ammontare complessivo di oltre 1.300 euro mensili.

Per tale condotta, consistente nelle false dichiarazioni rese al fine di ottenere il reddito di cittadinanza, è stato indagato anche per il delitto previsto dall’art. 7 del decreto legge n. 4 del 28.1.2019 convertito in legge n. 26 del 28.3.2019, con cui è stato istituito il beneficio economico a favore delle famiglie in stato di bisogno e dei disoccupati in cerca di impiego.

Si tratta di una delle primissime applicazioni di questa norma, di recentissima introduzione, che punisce con la reclusione da due a sei anni chi dichiara il falso al fine di ottenere indebitamente il beneficio del reddito di cittadinanza.

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