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Scontro tra il vescovo Renzo e la Fondazione Natuzza: ecco i motivi

Monsignor Luigi Renzo e Natuzza Evolo
Monsignor Luigi Renzo e Natuzza Evolo

La diatriba sulle modifiche dello statuto tra la fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” voluta dalla Serva di Dio Natuzza Evolo e la curia vescovile di Mileto è giunta al definitivo punto di non ritorno. L’ ultimo atto si è consumato nelle ultime ore con l’invio al Ministero dell’interno da parte del vescovo Luigi Renzo della revoca del riconoscimento di culto alla fondazione di Paravati, nata come associazione nel maggio del 1987 alla presenza della stessa mistica, felicissima quel giorno di tanti anni fa per l’avvio della grande opera che le era stata suggerita dalla Madonna durante uno dei suoi colloqui. Queste le tappe che hanno portato alla definitiva rottura tra la fondazione e il vescovo.

I MOTIVI CHE HANNO PORTATO AL PUNTO DI NON RITORNO
I punti centrali dello statuto oggetto della controversia riguardavano l’eliminazione dallo statuto della fondazione del testamento spirituale di Mamma Natuzza che il presule proponeva di inserire come allegato e con la menzione dello stesso all’ articolo due con la dicitura che “lo spirito della fondazione è costituito dalla volontà di Natuzza Evolo, manifestata espressamente l’11 febbraio 1998 nel suo testamento spirituale che informerà nel suo essere e in ogni operare la fondazione stessa”; il passaggio della cura e della gestione, tramite la stipula di un disciplinare davanti al notaio tra le parti in forma pubblica, del santuario mariano ormai da tempo completato alla diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mentre la proprietà e la manutenzione ordinaria rimarrebbero in capo alla fondazione di Paravati. Ed, infine, la nomina di tre rappresentanti del vescovo nel consiglio d’amministrazione dell’ ente morale che con la modifica da nove verrebbe portato ad undici.

I PRIMI SEGNALI DELLO SCONTRO E IL RIFIUTO DELLA FONDAZIONE DI MODIFICARE LO STATUTO
I primi chiari segnali della controversia in atto e vissuta per lo più sottotraccia tra il vescovo e la fondazione sono venute alla luce il 14 maggio del 2017 durante la festa della Mamma alla presenza di migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero. In quella circostanza don Pasquale Barone nella sua qualità di presidente diede lettura ai presenti del decreto emesso dal vescovo con cui veniva annullata la ricorrenza del 26 luglio, meglio conosciuta come “la Giornata della Promessa”. E’ il primo segnale evidente reso di dominio pubblico dell’inizio dello scontro tra il presule i soci della fondazione. Nei giorni successivi la vicenda viene raccontata in tutti i suoi aspetti da “Gazzetta del Sud” con una serie di articoli.

A seguire il 22 luglio successivo l’ assemblea dei soci respinge con il voto contrario della quasi totalità dei soci le modifiche dello statuto proposte da Renzo. Il primo agosto giunge il provvedimento dell’ordinario diocesano con cui viene vietato alla fondazione di svolgere attività di religione e di culto. La decisione di revocare il decreto di riconoscimento assunta dal presule era stata preceduta dalle dimissioni - così come il massimo rappresentante della chiesa diocesana aveva esplicitamente richiesto – dei tre sacerdoti che facevano parte del consiglio d’amministrazione dell’ente di culto: don Pasquale Barone e padre Miche Cordiano, che sono stati particolarmente vicini a Natuzza specie negli ultimi anni della sua vita, nonchè di don Francesco Sicari, entrato a far parte di diritto del consiglio in quanto in quel periodo parroco della comunità della Madonna degli Angeli di Paravati. Pochi giorni dopo al dimissionario don Barone subentra il vicepresidente Marcello Colloca. Successivamente si dimettono anche altri componenti del consiglio tra cui lo stesso Colloca. In seguito con la cooptazione si procede, nonostante la diffida vescovile, al rinnovo del Cda che non sarà, comunque, mai riconosciuto dal presule. Al vertice dell’ente morale viene, quindi, chiamato in qualità di presidente Pasquale Anastasi.

IL DIALOGO
In questa fase non sono mancati i tentativi di portare ad una soluzione positiva l’intera vicenda legata alle modifiche dello statuto con la nascita di una commissione e con l’intervento diretto sia della conferenza episcopale calabrese che del Vaticano.

In particolare vi è da registrare una lettera firmata dal cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, indirizzata “ai membri della fondazione” che erano stati invitati a proseguire il dialogo e a trovare “un pacifico accordo” con il pastore diocesano. “Mi permetto di riferirmi – aveva esordito il cardinale Beniamino Stella nella missiva indirizzata all’ente morale di Paravati - alla vicenda che da tempo sta coinvolgendo la pia fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” e la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea con la quale finora avete condiviso un cammino pastorale, in continuità con lo spirito di obbedienza e filiale rispetto nei confronti degli ordinari che sino succeduti, fino all’attuale vescovo S.E. mons. Luigi Renzo, da parte della signora Fortunata Evolo Natuzza, dalla cui spiritualità trae origine la suddetta fondazione".

Nella nota del massimo rappresentane della Congregazione per il clero, facendo esplicito riferimento a quanto già rilevato nella lettera del 18 giugno 2018 dello stesso dicastero e indirizzata alla fondazione, si sottolineava che “ dal primo agosto 2017” l’ente morale di Paravati “è privo di un valido statuto canonico”. Tuttavia, con vivo apprezzamento, questa congregazione – aveva scritto il cardinale Stella - ha appreso che nei mesi scorsi è stata costituita una nuova commissione paritetica, composta da rappresentanti della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e della medesima fondazione, con la finalità di redigere un nuovo statuto che sia conforme alla legislazione canonica, ed esprima, nello stesso tempo, una comunione e una sensibilità ecclesiale, intorno al ministero del vescovo diocesano”. Un dialogo che ad un certo punto aveva fatto intravedere più di uno spiraglio ma che poi alla fine, viste le conclusioni dell’intera vicenda, non ha portato a nulla di positivo.

L’ULTIMATUM DEL VESCOVO E IL “NO” DELLA FONDAZIONE
Le ultime vicende sono storia di questi giorni. Prima la lettera ai soci della fondazione e ai cenacoli del vescovo Renzo con cui si proponeva un nuovo assetto da dare alla fondazione e la concessione in comodato d’uso per 99 anni all’ordinario diocesano della chiesa con l’impegno che sarebbe stata finalmente aperta al culto. Il presule aveva anche fornito come termine ultimo il 30 giugno trascorso il quale “mi vedrò costretto - aveva scritto nella lettera - ad attivare, senza altre perdite di tempo, le procedure per la revoca definitiva alla Fondazione della qualifica di "religione e culto" e di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto, con le prevedibili conseguenze anche civilistiche”.

La risposta dell’ente morale dopo la riunione del Cda era stata la seguente: “Non possiamo adottare soluzioni che snaturino l’identità della fondazione e contrastino con i suoi scopi statutari. Il consiglio d’amministrazione della Fondazione Cuore immacolato di Maria Rifugio delle Anime riunito in data 27 giugno per discutere dell’ultima proposta di S.E. monsignor Luigi Renzo ha deliberato di non poter adottare soluzioni che snaturino l’identità della fondazione e contrastino con i suoi scopi statutari. Conseguentemente ha deciso di dare ampia comunicazione alle autorità competenti, ecclesiastiche e civili delle vicende che hanno caratterizzato gli ultimi anni della vita della fondazione”.

Nella ultime ore l’ultimo capitolo con l’invio da parte del vescovo al ministero dell’Interno del decreto di revoca del riconoscimento canonico alla fondazione firmato a suo tempo dall’allora vescovo monsignor Domenico Tarcisio. Un epilogo e amaro e doloroso soprattutto per i tanti figli spirituali della Serva di Dio Natuzza Evolo. Ma nel web, nonostante il momento particolarmente difficile in migliaia in queste ore si dicono convinti che l’opera di Paravati continuerà con la stessa forza di prima. “Ci penserà Mamma Natuzza da lassù - scrivono - ad aggiustare ogni cosa”.

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