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Disabile e papà ma senza diritti, l'odissea di Massimiliano a Vibo

Sono le 19 e Massimiliano Marchese esce per la sua solita passeggiata. Il cielo è limpido, l'aria calda e piacevole, ma le barriere che quotidianamente deve superare per provare a sentirsi “normale” sono tante. Seduto sulla sua carrozzina non vuole rinunciare ad essere considerato autonomo e libero. Tuttavia, spesso deve arrendersi alla dura realtà e farsi aiutare dalla moglie o da amici e passanti. Per arrivare alla villa comunale di Vibo Valentia scende dall'auto parcheggiata nell'area di sosta riservata alle persone diversamente abili, su viale Regina Margherita, ma non può attraversare e dirigersi direttamente ai giardini pubblici.

Purtroppo deve fare un giro immenso fino a piazza San Leoluca dove, vicino al monumento a Luigi Razza, c'è l'unica rampa d'ingresso. Ma anche lì un altro intoppo, a bloccare l'accesso ai disabili c'è una catena di metallo. Spinto dalla moglie, Massimiliano torna indietro percorre tutto il viale fino all'ingresso principale del polmone verde, ma anche qui deve fare i conti con una strada scoscesa e sdrucciolevole e da solo non ce la fa. È questa l'odissea giornaliera di quanti come Massimiliano le gambe non possono più usarle.

Ad essere off-limits in città sono negozi, uffici pubblici, ambulatori medici, arterie viarie, marciapiedi, spiagge. «I miei figli - racconta il giovane - mi hanno invitato ad andare a mare con loro, ma non posso farlo. Solo a Vibo Marina sulla spiaggia pubblica di via Vespucci c'è uno scivolo per diversamente abili, ma si ferma a metà. Per arrivare vicino al mare dovrei essere trascinato ed a me, per una questione di dignità, non va di farlo. È mia moglie - prosegue - a filmare i bambini per farmi vedere come vivono la loro giornata a mare». Anche quando i piccoli fanno la recita per il ragazzo è un'impresa. «A scuola dei miei figli - spiega - né nella sede centrale, ossia al convitto Filangieri, né nella sezione staccata, ci sono le rampe, per cui ogni volta dovrei essere preso in braccio e trasportato».

Impossibile arrivare anche ai poliambulatori di Moderata durant, dove i parcheggi per disabili «sono occupati da chi non ne ha bisogno». In centro è ancora peggio, infatti gli scivoli sono quasi tutti ostruiti da soste indisciplinate.

«Vibo è una giungla selvaggia - rileva Massimiliano -. Giorni fa sono stato in Comune a parlare con il sindaco, ma per prendere l'ascensore avrei prima dovuto salire una rampa di scale. Poi il portiere mi ha detto era fuori città. Io avrei soltanto voluto dirgli - prosegue il giovane - che è bello avere i marciapiedi puliti e liberi, ma che anzichè creare le condizioni per far scendere i Vip dalle loro imbarcazioni a Vibo Marina, forse bisognerebbe prima creare i presupposti essenziali per far vivere anche ai cittadini disabili un'esistenza dignitosa. Ho capito - aggiunge il giovane - che la mia è una battaglia persa. Un diversamente abile la passeggiata culturale come la fa? Credo - conclude Massimiliano - che un paese può dirsi civile solo quando è in grado di garantire a tutti i cittadini libero accesso e fruibilità». Una storia come tante per chi non è normodotato. Perché i diritti non sempre sono normalità a queste latitudini.

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