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'Ndrangheta a Lamezia, commercianti costretti a regalare abiti griffati e bottiglie di champagne

Regalavano bottiglie di champagne e abiti griffati oppure garantivano assunzioni, così imprenditori e commercianti di Lamezia Terme tentavano di sopravvivere al cappio imposto sulle loro attività dal clan Cerra-Torcasio-Gualtieri.

L'inferno in cui vivevano è raccontato nelle carte dell'operazione Crisalide 3 che ha portato all'arresto di 28 persone. Nella maggior parte dei casi non era necessario neanche ricorrere alla violenza o alle minacce per riscuotere quanto voluto, bastava solo il nome a incutere il timore negli imprenditori lametini.

Lo spiega agli inquirenti un commerciante costretto a regalare abiti firmati ai familiari di Ottorino Rainieri: «Conosco Ottorino Rainieri e per quello che ho avuto modo di apprendere sia dalle cronache giornalistiche che dal rispetto che lo stesso riscuoteva nell'opinione pubblica, posso affermare che era notorio in Lamezia Terme che lo stesso era un esponente della famiglia mafiosa dei Gualtieri». Il commerciante conferma di aver consegnato alcuni capi di abbigliamento «direttamente nella mani di Rainieri e che lo stesso mi disse che li avrebbe dovuti recapitare ai familiari detenuti».

Così l'imprenditore diede quattro pantaloni e due camicie «gratuitamente in virtù delle motivazioni riguardanti Rainieri e la sua famiglia malavitosa dei quali molti membri, già all'epoca vivevano in stato di detenzione». Anche dopo gli arresti eseguiti in questi ultimi anni dalla Direzione distrettuale antimafia che hanno decimato le cosche lametine, il clima per molti commercianti non sembra essere cambiato.

Lo stesso Rainieri dal carcere di Rossano in cui era detenuto avrebbe continuato a impartire ordini e direttive attraverso la compagna Francesca Falvo. Lo stesso commerciante racconta di aver incontrato la donna in una bar della città: «Mi riferiva che Ottorino Rainieri l'aveva incaricata di avvicinarmi affinché io potessi mandargli in carcere, tramite lei, duecento euro e qualche capo di abbigliamento necessario al sostentamento della sua vita carceraria. In un primo tempo riferii alla donna che non avendone possibilità non potevo aiutarlo economicamente. Successivamente, previo contatto telefonico, ebbi a incontrarmi nuovamente con la Falvo. Apprese le insistenze decisi di inviargli tramite la Falvo alcuni pantaloncini e scarpe dei quali non ricordo tipo e marca».

Poi sottolinea: «Anche nella predetta occasione consegnai gli indumenti gratuitamente in virtù delle motivazioni precedentemente enunciate e riguardanti Rainieri Ottorino e la sua famiglia malavitosa».

Un altro commerciante lametino racconta agli inquirenti di essere rimasto vittima di una “richiesta” simile. Ha spiegato agli investigatori dell'Arma che a seguito della cattura del Rainieri, aveva ricevuto tramite la Falvo un messaggio manoscritto contenente la richiesta del versamento della somma di 3.500 euro da parte proprio del Rainieri stesso per il suo sostentamento carcerario oltre alle spese legali. Ma il commerciante ha fatto anche di più, ha consegnato agli inquirenti quel “pizzino”.

Poche frasi ma particolarmente importanti per i magistrati della Dda di Catanzaro: «Devo chiederti un favore, nel nome dell'amicizia che ci lega da tantissimi anni, amicizia sincera e fraterna. Vedi se puoi mandarmi 3.500 euro in modo che possa pagarmi l'avvocato perché non ho un euro e non so a chi altro chiederli. Spero che tu non dimentichi il bene che ci lega da anni, ora ti chiamo a dimostrarmi che non ti sei scordato di me. Se non riesci a darmeli tutti insieme vanno bene anche 300 euro al mese per un anno che poi mi metto d'accordo io con l'avvocato...». Gli investigatori sono anche riusciti a scoprire come i messaggi riuscivano a uscire dal penitenziario di Rossano, venivano nascosti tra la biancheria sporca che veniva consegnata ai familiari.

Un altro commerciante ha invece raccontato di aver iniziato a praticare sostanziosi sconti a Rainieri nel suo locale dopo che era intervenuto per riportare la calma a seguito di una rissa. «In me - ha dichiarato a verbale l'imprenditore - si è rafforzato il convincimento che questo tipo di scontistica privilegiata applicata a Rainieri fosse necessaria al fine di evitare problemi alla mia attività commerciale».

Ma c'è anche chi davanti agli inquirenti ha preferito il silenzio. Anzi un commerciante messo davanti ad alcune intercettazioni ha continuato a negare sostenendo che si trattava solo di un favore a un amico. Come ha sottolineato il procuratore Nicola Gratteri sono molti adesso ad avere fiducia nei magistrati e nelle forze di polizia, ma il traguardo non è ancora raggiunto.

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