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Tentò di uccidere un compagno di cella: indagini concluse per Ciko Olivieri

Ha già alle spalle un ergastolo per un duplice omicidio a Nicotera e adesso Francesco Giuseppe (Ciko) Olivieri, di 33 anni, rischia una nuova incriminazione per tentato omicidio. A Ciko, infatti, e ad altri quattro indagati (due italiani e due stranieri) è stato notificato l’avviso di conclusione indagini per un’aggressione ai danni di un altro detenuto avvenuta nel carcere di Lecce il 24 giugno scorso.

Secondo l'accusa l'aggressione era stata compiuta nel cortile del penitenziario dove Olivieri, assieme a Michele Portacci, 47 anni, di Taranto, Giovanni Mazzo, 45 anni di Lecce, Mohammad Ahmed, libico di 18 anni e Diakhate Alassane, 29 anni, originario della Mauritania, avrebbero spinto Carlo Pastore a terra facendogli battere violentemente la testa sul pavimento al punto da tramortirlo, per poi colpirlo con pugni e calci, sempre alla testa. La vittima fu ricoverata in stato di coma.

In base alla ricostruzione dell'accusa Ciko Olivieri (avvocato Francesco Schimio) avrebbe avuto il ruolo di autore principale, con il contributo di Mazzo che avrebbe sferrato calci contro Pastore quando era già privo di sensi, mentre Portacci avrebbe colpito la vittima con pugli e schiaffi al volto. Inoltre Olivieri, i due stranieri e Mazzo avrebbero colpito violentemente con calci e pugni anche sulla testa mentre il detenuto era già per terra svenuto.

Francesco Giuseppe Olivieri è stato condannato all'ergastolo per gli omicidi di Michele Valerioti, ferito in casa e finito a colpi di fucile (complessivamente tre le munizioni sparate) sul terrazzo dell’abitazione e di Giuseppa Mollese, centrata da un solo colpo nella regione mammaria destra. Delitti avvenuti a Nicotera, nel Vibonese, l'11 maggio dello scorso anno. A Olivieri, inoltre, veniva contestato anche il tentato omicidio di Vincenzo Timpano contro il quale, nello stesso giorno del duplice delitto, esplodeva due colpi di fucile, mentre la vittima si trovava all’interno di un bar di Limbadi. La pronta reazione di Timpano, che riusciva a evitare le fucilate, non consentì a Ciko di portare a compimento e con un bilancio ben più grave il suo piano.

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