«È emerso il ricorso, ai piccoli membri della famiglia, spesso bambini anche in tenera età per prevenire ed aggirare i controlli delle forze dell'ordine». Ecco come avviene lo spaccio tra i palazzi popolari di viale Isonzo, a Catanzaro.
A confermarlo questa volta è il gup del Tribunale di Catanzaro Francesca Pizii che nei giorni scorsi ha depositato le motivazioni della sentenza con cui ha inflitto 14 condanne (e un'unica assoluzione) all'organizzazione di pusher guidata dai fratelli Marcello e Damiano Amato.
Nelle cento pagine - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola - il giudice riporta i dialoghi tra tra familiari, intercettazioni che in alcuni casi sono drammatiche. È il caso della piccola costretta a uscire di casa e a montare in macchina nonostante sia una gelida giornata invernale e manchino appena 24 ore a Natale.
Ma la “consegna” va effettuata subito e come dice Damiano Amato «No è buono che viene lei che sono bambini». Alla madre della bimba non resta che darle un bacio per asciugarle le lacrime e raccomandarle di coprirsi bene. La cimice degli investigatori registra il lamento della piccola: «Sempre io devo venire».
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