Una vita spericolata, finita nel pomeriggio di ieri in una campagna di Filandari, centro del Vibonese. Una vita spericolata quella di Bruno Fuduli, 57 anni, imprenditore finito nelle mani degli usurai, diventato poi collaboratore di giustizia, infiltrato dei Ros tra i narcotrafficanti colombiani, da questi sequestrato a Bogotà, che con le sue dichiarazioni nel 2002 aveva fatto scattare la maxi-operazione antidroga Decollo, che aveva parlato degli incontri in Messico per pianificare l'importazione in Calabria di una tonnellata e mezza di cocaina.
Un'esistenza, riporta la Gazzetta del Sud in edicola, a dir poco avventurosa, con collaborazioni a fasi alterne, fino all'ennesimo arresto e ricca di inversioni di rotta, a cui Bruno Fuduli ha deciso improvvisamente di porre fine. Il 57enne, infatti, ieri è stato ritrovato appeso a un albero, senza vita. Un decesso che sarebbe da attribuire a un suicidio anche se, considerata la complessità non soltanto dell'uomo ma anche e soprattutto delle circostanze che lo avevano visto protagonista, non tutto andrebbe dato per scontato.
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