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Pizzo sull'appalto della rete fognaria di Vibo, chiuse le indagini per tre indagati

Vincenzo Puntoriero ed Emilio Pisano

A distanza di circa dieci mesi dall’operazione "'Mbasciata" la Dda di Catanzaro chiude le indagini e fa notificare l'avviso a tre indagati. Oltre a Vincenzo Puntoriero, 65 anni di Vibo ed Emilio Pisano, 50 anni di Gerocarne, nell’elenco degli indagati figura anche Domenico Franzone, 62 anni di Vibo (inizialmente indagato a piede libero).

Stralciate o archiviate invece le posizioni di Carmelo D’Andrea e Filippo Catania. Secondo quanto ricostruito dal pm antimafia Andrea Mancuso che ha coordinato le indagini, Emilio Pisano si sarebbe recato a casa di uno dei due imprenditori per chiedergli inizialmente se stesse portando avanti “un lavoro” a Vibo riferendogli che vi erano “degli amici che lo stavano cercando” chiedendogli “se stesse pagando qualcuno a Vibo” o se “avesse qualche amico” e, infine, avvisandolo esplicitamente: “Sai come funziona, dove vai devi bussare per un caffè!”.

Per i carabinieri un tentativo di estorsione. “Lo sapete – avrebbe detto ancora Pisano ai due fratelli – che altrimenti appena arrivate prima o poi vi pittano. Se mangiamo noi, mangiano tutti”. Un’intermediazione a più riprese e in luoghi differenti. Mentre Pisano avrebbe operato tra Arena e Gerocarne approfittando della conoscenza diretta con i due imprenditori, Vincenzo Puntoriero avrebbe agito a Vibo avvicinando uno dei due fratelli e dicendogli: “Sai, io non c’entro niente con questa storia ma ti porto solo un’mbasciata per rispetto del commercialista. A loro non piace la risposta che gli avete dato e ne vogliono una subito: o si o no”.

Loro sono sempre “gli amici di Vibo” che – secondo quanto emerge dalle indagini – avrebbero chiesto la somma di 2mila euro per chiudere la “pratica”. Tant'è che Pisano avrebbe detto ai due imprenditori: “Ho parlato con gli amici di Vibo, la somma è di 2mila euro. Non siete gli unici e non siete i primi. L’andazzo dove vai vai in qualunque parte del mondo è questa qua. E’ inutile che ci mettiamo i ceci in testa”.

Lo scorso febbraio la Procura distrettuale o aveva chiesto l’applicazione della misura cautelare in carcere anche per Domenico Franzone ma il gip aveva rigettato la richiesta. Secondo quanto riportato nell’avviso di conclusione indagini, il 62enne di Vibo si sarebbe recato in piazza Municipio dove si trovava uno dei due imprenditori per domandare se stesse eseguendo lavori “li dietro” e se si fosse “già presentato qualcuno” dal momento che “ci sono tante famiglie bisognose”.

Avrebbe quindi ribadito che avrebbe potuto spendere il suo nome, “Mimmo Franzone”, ribadendo che del problema si sarebbe fatto carico lui e nessuno lo avrebbe “infastidito” essendo “da poco uscito di galera”. A Franzone viene quindi contestata anche l’aggravante del metodo mafioso e, in particolare, di aver agito per conto del clan Lo Bianco-Barba.

Al centro dell'inchiesta, scattata a seguito della denuncia dei due imprenditori di Arena, una tentata estorsione sui lavori per il ripristino delle condutture fognarie in via Terravecchia Inferiore, nel centro di Vibo. Opere per le quali i due imprenditori avrebbero dovuto pagare una mazzetta di 2mila euro  in pratica il 5% dell’importo complessivo dell’appalto, così come ricostruito dagli inquirenti.

I tre indagati hanno adesso venti giorni di tempo dalla notifica dell’avviso conclusione indagini per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati dal pubblico ministero. Si trova ai domiciliari Vincenzo Puntoriero (difeso dall'avvocato Salvatore Staiano e dall'avvocato Vincenzo Cicino) mentre si trovano in carcere Emilio Pisano (avvocato Luigi Giancotti) e Domenico Franzone (avvocato Costantino Casuscelli).

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