È una rincorsa continua su un avversario partito con un vantaggio enorme quella contro il Covid-19. Le cure sono ancora in una fase di transizione, alla ricerca delle giuste dosi e composizioni da adeguare di volta in volta ai pazienti, i vaccini a quella della sperimentazione sugli animali. E se al momento la migliore arma è la prevenzione, che passa dal distanziamento sociale e dalle precauzioni in termini di igiene, pesa ancora la carenza di dispositivi di protezione individuale (guanti, tute, mascherine), sia per gli operatori (anche se in questo caso è in atto un recupero dello “svantaggio”) e quella di tamponi.
In Corea del Sud, guardando all'estero, e in Veneto hanno attivato la pratica del tampone “drive through”, che consente di fare il test rapidamente e senza far attendere le persone in spazi comuni ma nella propria auto. Qualcosa di simile si sta attuando anche in Piemonte. In Calabria la prospettiva è ben diversa se ancora si è alla ricerca di un numero sufficiente di tamponi, che accomuna Aziende sanitarie e strutture sociosanitarie in un grido d'allarme che anche la politica, dal canto suo, rilancia sia a livello locale che regionale. L'obiettivo è quello di avere una copertura totale del contagio, dunque “sondando” le condizioni di chi per qualsiasi motivo possa essere entrato in contatto con una persona contagiata. Nei giorni scorsi l'Asp di Catanzaro aveva lanciato un preciso allarme in tal senso, a tutela degli operatori, e con l'esplosione del caso Chiaravalle e i conseguenti timori di un contagio che si sarebbe potuto diffondere a macchia d'olio tra Serre e Preserre. Al momento i casi sembrano essere sotto controllo e i soggetti a rischio si trovano in quarantena. Ma senza tamponi in numero adeguato il riscontro reale resterà sempre una ipotesi.
L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Catanzaro
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