«Sei uno 'ndranghetista. Ti sparo». Non una, ma più volte, è la frase che un cittadino di Favelloni di Cessaniti avrebbe rivolto non ad un altro suo semplice compaesano, o a chicchessia, ma al parroco della piccola comunità favellonese. Mesi di minacce, di insulti, di pesanti attacchi nei confronti di don Andrea Campennì, giovane parroco originario di Nicotera, da due anni sacerdote nella parrocchie di Favelloni e Mantineo, entrambe frazioni di Cessaniti.
Dopo l'ultima ingiuria ricevuta domenica scorsa, il trentunenne sacerdote non ce l'ha fatta più e ha denunciato il suo aggressore avvertendo telefonicamente il vescovo Luigi Renzo e sporgendo denuncia alla locale stazione dei carabinieri di Cessaniti. Più volte negli ultimi due anni, da quando da Paravati è stato trasferito a Favelloni, don Andrea Campennì è finito del mirino del suo aggressore.
«Da troppo tempo subisco offese di ogni genere e non posso più rimanere a guardare. Troppi episodi gravi. Ora anche io dico basta!». In poco tempo il giovane parroco è entrato nel cuore della comunità di Favelloni, soprattutto dei più giovani che lo seguono con grande passione in tutte le iniziative da egli proposte. Dal ritorno del Presepe Vivente, alla Passione Vivente, all'organizzazione della sagra del pesce spada che in soli due anni ha ricevuto apprezzamenti da tutta la provincia. Da ultimo, la voglia sconfinata di dar vita all'oratorio nei locali interni ed esterni dell'ex scuola materna ed elementare.
Un chiodo fisso, la caparbietà di portare avanti un progetto «per dare un futuro, soprattutto ai più giovani del paese, una valvola di sfogo socio-culturale» che ha, tra i suoi fulcri, anche la ristrutturazione in erba sintetica del vetusto campetto di calcio parrocchiale. «I parrocchiani non c'entrano, non ho paura, ma questi episodi rischiano di incidere negativamente nel sentimento comune di un gruppo coeso e sereno. Non molliamo - afferma don Andrea - andiamo avanti con coraggio e voglia di fare per il bene di tutta la comunità».
Al giovane e dinamico sacerdote sono pervenuti numerosissimi attestati di solidarietà da cittadini, membri della comunità ecclesiale e, non ultimo, dal sindaco di Cessaniti, Francesco Mazzeo: «È un fatto di una gravità inaudita - commenta il primo cittadino - e quanto accaduto deve servire da lezione a tutti coloro che pensano di poter esprimere il loro pensiero superando il limite della decenza e sfociando nell'offesa personale. Don Andrea rappresenta un pilastro ed indispensabile per tutti noi».
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